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ALFREDO ENTITA' su CARLO CRIVELLI e i CRIVELLESCHI a VENEZIA

 

 

 

 

Crivelli,  Mantegna e la storiografia artistica dal Vasari a oggi.

 

     Carlo Crivelli e i suoi seguaci a Venezia, e Andrea Mantegna a Mantova, sono i due maggiori avvenimenti d’arte dell’anno, di portata internazionale.

     L’uno e l’altro, maestri per molti aspetti singolari, concorrono a stimolare il gusto e a ricondurre nei giusti termini il valore figurativo, originale e denso d’inventive « astratte », intensamente e pienamente creativo.

     Questi due incomparabili e, artisticamente geniali e bizzarri quattrocentisti, come ai giorni nostri Van Gogh e Modigliani, destano negli studiosi l’interesse per quello che possono ancora aggiungere al corredo del florilegio critico sbocciato intorno a loro – con più dovizia nel Mantegna, - col riproporre aspetti nuovi o poco noti e lati da esplorare nella complessità del loro tematismo coloristico  e contenutistico.

     Per la verità, chi offre maggiori possibilità di scoperte, senza unilateralità, nelle sue prismatiche sfaccettature, è il Crivelli, sino ad ieri quasi trascurato, o non studiato con quell’interesse che ha invece investito da sempre la robusta figura del Mantegna, sceverata in ogni sua parte;  talché, a noi pare, che la grande rassegna odierna di Mantova, ha più il tono di un richiamo turistico che quello di riproporre l’interesse, come per il Crivelli e la sua cerchia ancora da valutare pienamente.

     Non per questo la imponente mostra del Mantegna non ha richiamato la folla degli studiosi e non ha ridestato quello interesse che un tanto artista stimola tutte le volte che se ne può mettere insieme l’opera.

     Ma occorre dire che l’attenzione che la mostra ha destato negli studiosi,  stimola a penetrare ancor più il mondo del Crivelli creduto sino ad ieri privo di grande interesse creativo, per una specie di scienza riposta e di cieca credenza in quel suo operare,  che non va oltre la cerchia del Crivelli maggiore e degli stessi crivelleschi, restando viva in essi, come qualcosa che sa di mantenere un suo indiscusso linguaggio o esclusivistica poetica, tale da non potersi confondere e negare, confutare e contraddire.

     Bisogna considerare che la cultura figurativa sbocciata intorno al Crivelli è ancora scarsa, ed ingiustificata ne è la trascuratezza. Occorre anzi additare il primo responsabile nel Vasari e in tutti gli storiografi che ne calcarono le orme, per preferenze spesso inconcepibili, specie nei confronti dell’opera poliedrica ed umanamente ed artisticamente impegnativa del Crivelli e, possiamo anche dire, di alcuni suoi seguaci. Bernardo Berenson, del quale tanti anni or sono ( Giornale dell’Isola del…) ebbi a lamentare il giudizio marginale espresso su Antonello da Messina nella sua opera più divulgata « I PITTORI ITALIANI DEL RINASCIMENTO», SCRIVE DEL Crivelli in una nota parimenti marginale:

     « L’arte ha una sostanza troppo grande e vitale, da poter tutta raccogliersi in una sola formula la quale non deformi la nostra idea complessiva della pittura italiana nel quindicesimo secolo, e al tempo stesso renda giustizia ad un artista come Carlo Crivelli. Che si colloca tra i più genuini d’ogni terra e paese; e non ci stanca mai. Anche quando i cosiddetti «grandi maestri» diventano tediosi.

 

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