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GIOVANNI OCCHIPINTI

 

-Perché non mi parli di lei?- chiese Fernande scuotendosi dal torpore che prende dopo momenti di intenso piacere; e mettendosi a sedere su un fianco scostò con grazia dal proprio corpo Antonio Maria de Rubeis.
-Di lei, chi?- rispose questi mettendosi a sua volta a sedere sul letto.
-Non di Bertina Mennis. Di lei, Chrisia. La sento qualche volta così vicina- esclamò sospirando e addolcendo l’espressione del viso, come per una implicita o indiretta richiesta di un momento ancora d’amore. Si rigirò distendendosi, così da insinuarsi sotto di lui. Divaricò lentamente, con molta arte, le cosce mentre gli stringeva le braccia con forza attorno al collo. Lo attirò a sé, mordendolo dolcemente al collo. Si arrestò un momento, si drizzò sul letto, lo fissò negli occhi; poi accarezzandolo iniziò a sussurrare versi di Baudelaire: -O Lesbo,dove a gara si cercano le belle,/ dove sempre a un sospiro un sospiro si sposa,/ te non meno di Pafo ammirano le stelle,/ e non a torto Venere è di Saffo gelosa!/ O Lesbo, dove a gara si cercano le belle…-.

 

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