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UGO ENTITA’ - ACROCORO - recensione di ROCCO GIUDICE - su Tutto Spettacolo

 

 

ACROCORO -  di Ugo Entità – recensione di ROCCO GIUDICE – Tutto Spettacolo - 1997

 

          Nato nel 1940 a Catania, città dove si è formato e ha compiuto gli studi, da ragazzo Ugo Entità potè fruire mentore il padre, l’indimenticabile critico d’arte Alfredo Entità – della frequentazione degli artisti e letterati  che animavano la scena culturale catanese fra gli anni Cinquanta e Sessanta. All’epoca, l’attività culturale cittadina era caratterizzata, quasi monopolizzata, potremmo dire, dalle iniziative promosse dal Circolo Artistico, luogo d’incontro fra scrittori e poeti di rilievo nazionale, da Ungaretti e Quasimodo, e una intellettualità nel cui novero figuravano scultori come Emilio Greco, pittori come Sebastiano Milluzzo, Elio Romano e Santo Marino, il filosofo Gino Raya, lo storico Santi Correnti, letterati come Antonio Corsaro e Ermanno Scuderi. Né vanno dimenticate riviste come “Giovane Critica” fondata da Giampiero Mughini, “IL Crogiuolo” fondata da Alfredo Entità e “Incidenza” fondata da Ermanno Scuderi, che, per il livello dei contenuti, e l’ampiezza delle escursioni al di là di schemi disciplinari e ideologici o chiusure accademiche, assunsero ben presto un rilievo che le collocava in un ambito meno condizionato dalla marginalità provinciale cui avrebbe dovuto relegarle, se non altro, la collocazione geografica. Proprio l’asfittico clima politico-culturale dell’epoca, viceversa, condusse alla chiusura, prima e successivamente, a una nuova serie di “Incidenza”, più in linea con gli orientamenti di vita e di pensiero della realtà provinciale.

          La sensibilità artistica di Ugo Entità, nel suo formarsi, ha certo risentito positivamente dello stimolo offerto dal confronto con gli studiosi e gli artisti che frequentavano il salotto paterno. Al punto che gli interessi e le propensioni maturate nella prima fase della sua educazione hanno accompagnato Ugo Entità nel corso degli studi che lo hanno portato alla laurea in Medicina e successivamente, nell’esercizio di una professione svolta senza mai trascurare, meno che rinnegare, le proprie matrici più specificatamente umanistiche. Anzi, come si legge nella quarta di copertina della silloge d’esordio, “la professione di chirurgo, a Caltanissetta, rappresenta un’occasione di conoscenza diretta del dolore e dell’inganno della vita, che alimenta la sua fora poetica”,

          Il riferimento al dolore e all’ “inganno della vita” costituisce un fattore centrale relativamente

 alla raccolta d’esordio – l’unica fin qui edita – “Acrocoro” (1995, Rosso & Nero Edizioni); opera in cui confluiscono – sebbene in maniera meno rilevata – altre componenti dell’ispirazione e di un’esperienza acquisita attraverso il confronto tra propensioni immediate ed elettive consonanze di gusto. In primo piano, pertanto, la polemica, o, meglio, l’insofferenza verso i modelli sociali correnti, bensì al di fuori, in qualche misura, dei limiti previsti dal genere. La società dei consumi si è fatta troppi nemici, per pretendere riguardi – che almeno la modestia imporrebbe – dai proprî denigratori. E non è detto che Entità sia fra questi, se non in conseguenza di una prioritaria, aprioristica scelta per la letteratura. Le realtà si presenta come un inestricabile coacervo di contraddizioni, ma lo sdegno e l’ironia dell’autore non sembrano andare oltre il momento di un’indignazione stemperata d’ogni pregiudiziale, categoriale furore ideologico. Non diremmo, insomma, come scrive Teresio Zaninetti nella prefazione a Acrocoro, che la poesia di Entità “lancia ripetuti appelli alla capacità di liberare ‘nuove prospettive’ e, con esse, nuove energie, finalmente recuperate dallo stato comatoso in cui sono incastrate, così che possano estrinsecarsi in totale armonia con la natura e il bisogno degli individui…”. In Ugo Entità agiscono sollecitazioni che derivano, anzi tutto, dalla sua cultura classica e esse riportano a una misura di compostezza formale quanto sembrerebbe rinviare  in maniera più indistinta alla forza intrinsecamente persuasiva della materia emozionale, agli obblighi dell’impegno civile, persino dell’ineluttabile pathos imposto dal

dato della cronaca, vorremmo dire.

          E innanzi tutto, manca in Entità la fiducia in una ricomposizione del reale che potrebbe pretendere a un valore più alto del semplice auspicio, proiettato in una dimensione mitico-simbolica nostalgicamente allusa.

Acrocoro coglie, insomma, un aspetto rilevante della ispirazione di Entità, ma, d’altra parte, nella poesia di Entità esso coesiste con tensioni forse più profonde; in modo che l’immagine complessiva che scaturisce da polarità così diverse trova, fra disposizione lirica, proiezione / astrazione mitica e esperienza storica, la cifra sostanziale della sua qualità poetica.

          Ugo Entità proviene, come si diceva all’’inizio, da un apprendistato letterario di cui si hanno cospicue tracce, del resto, anche nei testi di Acrocoro. Segni rilevabili nel senso ritmico che scandisce certi passaggi, negli snodi del verso in cui si risolve una tensione altrimenti destinata a rimanere al di qua delle parole. “la coperta del sole / è stampata di aironi” (“Tra i flutti”); “e giunto mi guardo / nello specchio del vento / e sono / l’uomo solo che chiama / dall’acrocoro” (“Acrocoro”); “L’arco sospeso scaglia frecce di luna / all’occhio mago / che raccoglie la notte…” (“Mattino”). “Rupicola anima / scalato / di presso il fulmine / e l’aquila reale” (“Restare in alto”).      

          Il suo linguaggio raccoglie termini ripresi da ambiti settoriali specifici accanto ad altri di uso comune, voci lessicali desuete insieme ad altre di ascendenze auliche, erudite. Unità di fondo del dettato, pertanto, che non deve meno a un’adesione morale che a una coesione compositiva dall’autore raggiunta in forza di una sintesi musicale conseguita negli anni in cui consegnava le proprie parole a metri e rime, esperite con l’impegno di un esercizio sorretto da una innegabile propensione vocale. Ciò che di Entità si legge in antologie di premi letterari cui ha partecipato con  successo, del resto, testimonia della varietà di direzioni e soluzioni che egli percorre. Per cui,  accanto alle poesie legate alle sue radici insulari, una insularità orientata su modelli e su registri lontani, benché immanenti, dalle tematiche latamente sociali offrono i testi che afferiscono più direttamente una mitologia intimamente sentita.

          Mentre lavora a una raccolta, in cui affluiranno poesie scritte in tempi diversi, prima e dopo che prendesse corpo e forma Acrocoro, Ugo Entità partecipa a numerose iniziative culturali e editoriali. Fra le quali, ultima in ordine di tempo, l’avventura della neonata Colophon rivista edita in collaborazione fra l’associazione culturale “Res in Artibus” di Catania e analoghe associazioni di Washington, che può contare su collaborazioni prestigiose da parte di studiosi, accademici e letterati non solo statunitensi e alla quale Ugo Entità collabora in qualità di componente la redazione italiana.

 

ROCCO GIUDICE - recensione - Tutto Spettacolo 1997