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IGNAZIO APOLLONI a CARMEN DE STASIO -- CARMEN DE STASIO a IGNAZIO APOLLONI

 

 

 

 


Caro Ugo
Mi farà piacere vedere apparire i due testi sulla tua rivista.
Fammi sapere cosa ne pensi.
Ignazio
 
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Sent: Saturday, April 23, 2011 12:07 PM
Subject: R:


Le distese dei boschi configurano un'esplorazione che ambisce a portare alla superficie dell'inconoscibile suoni di insetti gioiosi. Il movimento disseta il piacere dell'ombra in cui le fragoline aspettano il passo leggero di chi ogni volta tenterà di scoprire un gioiello, aromi pungenti, ondate aspre e dolci dalla luminosità innocente. Sorseggio quell'atmosfera e ne godo. Inspiro a tutto fiato quelle intense note di libertà. Lentamente mi distacco dal suolo e come aquilone volteggio nella danza del vento. Giunta là dove le nuvole fantasticano immagini, mi volto per tendere un abbraccio giù, dove in uno scatolone percepisco la presenza di chi un giorno mi scoperse a esibirmi nella danza delle parole. Ecco! Erano parole. Parole di pensiero che si rannicchiavano tra di loro e confabulavano. Nel fitto parlottare qui e là un gridolino. Un suono. Un'arpa? Sì, certo! Una steccata? Ma sì, é il vento che suscita le vocali ed il rumore é presunto da una sinfonia mordente che arrotola in uno scrigno evanescente il borbottio stonato. Dalle siepi emerge una figura altera. Volge lo sguardo lassù, in alto. Cosa dico? Volge lo sguardo quassù in alto, dove - allibita - incrocio quegli occhi. Lo sguardo mio si allunga, cede alla distanza. Vagheggia e volteggia. Wanders and wonders. Mi muovo, inciampo sul nulla. Mi sento finita. O infinita. E' uguale. Quello sguardo si impone rigido su di me. Mi sembra di catturare un guizzo di rincrescimento. Ma io son quassù. Lo sguardo é là. Annuso nell'aria un sapore familiare di fragoline. Poi infilo la mano nella tasca della mia giacca e scopro un esserino delicato. Una conchiglia a forma di fragola. La lancio al signore dallo sguardo stizzito. Sorride, finalmente. Oh no, non era stizzito. Era accecato dal sole pungente. Il sole é mio amico. E' lui che mi ha visto nascere alle 10,00 in punto di un sedici luglio di tantissimissimissimi anni fa. Era domenica. Era sole. Per lungo tempo l'ho perduto di vista. Poi ogni tanto ci siam ritrovati e poi persi e poi ritrovati. Un giorno mi rivelò: Chiamami quando mi vorrai incontrare...ma ricorda: non sarò sempre visibile. Cercami con il pensiero. Lo ringraziai. Un giorno di tanto tempo fa, ma forse ancor prima che calpestassi questo territorio, ebbi un incontro fatale.Era pensiero, poesia, azione, sorriso, esplorazione. Sturm und drang. Era la completezza. Mi turbai al pensiero che fosse un sogno. Lungo tempo é  trascorso da allora, ma infine ho ritrovato quella grande conchiglia di sorpendente vitalità. Ha un nome e un mantello, ma non te lo dirò, perché se guarderai intensamente uno specchio (ma non quello piccolo per le allodole) lo vedrai. Sorriderai ed un'ombra percepirai nascosta in un pensiero distante. Sarà un'ombra sorridente. Sarò io


Carmen


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Data: 22/04/2011 12.36
A: "De Stasio Carmen"< Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. >
Ogg:


 
To a dreamer, a baby girl.
Mi lasci dire, gentile amica; non mi interrompa; mi permetta di divagare per tentare così di afferrare la sua evanescente fantasia; nutrirmene come solevo fare con il mango in California: direzione Messico alla ricerca di tesori e sapienza azteca. Era l'alba del secolo; ad attrarmi una mora, una creola, una divinità immolata a un Dio più grande: una sorta di pantacreator capace di farla rinascere più volte dopo averla spogliata dello spirito, lasciandola perciò corpo nudo; corpo immobile fino alla prossima resurrezione. La leggenda diceva - da me raccolta in un campo di fragole, racchiusa in una teca tanto luminescente da accecare gli increduli - che sarebbe bastata una genuflessione davanti a quel corpo per sentirsi immortali. Ho praticato quel rito, mi sono spogliato persino dei sensi per poterlo accostare in condizione di estasi, ma fu tutto vano. Ripetei quei gesti accompagnati questa volta da abluzioni: rien à faire. Dovetti ritornare in patria, la California, questa volta interessato alla vita degli animali selvatici (wild) tra cui orsi paciosi e ghiottoni di miele. Mi si aprì un universo del tutto sconosciuto, pronto a farsi amare, meno sfuggenti della creola della leggenda. Fu così che dall'amore per l'etereo passai (all'alba del secolo scorso) a quello per la natura. Tutto però mi sarei immaginato tranne che di provare un altro, nuovo, amore per il fantastico; il narrare per mimesi; il raccontare di angosce temporanee e momenti di gioia (e sussulti del cuore) travolgenti; il guardarsi allo specchio e piacersi. Non mi era infatti mai accaduto, piuttosto vagavo in territori suggestivi per riti e misteri da scoprire e conoscere - foss'anche con il semplice aiuto di un lumicino - finché non ebbi a leggere un diario che parla di una Dea vittoriosa e sconfitta a un tempo, una donna senza tempo. A una come lei, sognatrice e ragazzina (dreamer and baby girl) vorrei raccomandare questo libro, da leggere però non prima di avere sfogliato (e magari masticato qualche foglio) Cime tempestose. Ci troverà delle affinità, sentirà più spesso la presenza del sole che non del vento (l'autrice è persona molto solare); l'anamnestica le dirà essere tale autrice padrona assoluta della lingua del cuore e della mente; dei sensi e del pensiero cogitante (al punto che sembra essere l'unica a possederlo); del desiderio spasmodico di amare ed essere amata: essendo quindi più prossima a una eroina invitta che non a una schiava figlia di Radames (questo il dilemma). Mi ringrazierà per il consiglio.
Dimenticavo: il titolo del libro è Oltre la nausea. Chi lo ha composto in una inusitata veste è tale Carmen De Stasio di cui non posso dirle altro perché dev'essere lei a scoprirlo - rivelando a me stesso, se del caso, il risultato della sua analisi da critico letterario. Buona fortuna, dunque.
Con un solenne bacio tra gli occhi della ranocchia da parte di un suo fratello non so se brat o frog.


Ignazio