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FRANCO FRATANTONIO - TESTO DI ANDREA GUASTELLA

 

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Il cielo, il mare, un universo sereno, riconciliato; questo lo scenario delle ultime opere di Franco Fratantonio: un palcoscenico in cui l’artista si addentra in punta di piedi, senza correre sotto i riflettori. Forse nella sincera convinzione che, in tempi di sovraesposizione mediatica, l’uomo sia più che mai bisognoso di ritirarsi in se stesso, di darsi alla contemplazione. Ci sono colori, sembra intendere Franco, che il nostro occhio ha cessato di cogliere, suoni che i sensi ignorano, significati che non siamo più in grado di intuire. Quando Omero, che di sicuro non era cieco dalla nascita, vedeva il mare tingersi di chiaro ai primi palpiti dell’alba, si rappresentava l’aurora come una giovane donna dalle dita di rosa, intenta a scuotersi i capelli dalla fronte o a rimuovere le pieghe del vestito. Per noi, schiavi di ritmi distruttivi, il tramonto del sole o il brillare delle stelle sono meno che routine: abbiamo semplicemente smesso di captarli. Le strade, le automobili, gli ambienti di svago o di lavoro, persino le pareti delle nostre dimore, anziché confortarci, ci hanno separato dal principio, dalla natura da cui proveniamo e a cui un giorno torneremo. Se dunque il progresso è regresso e la modernità non è frutto di un’evoluzione ma di una grave degenerazione della purezza originaria, il confronto con la civiltà richiederà nuovi strumenti: le armi non violente della bellezza, del sentimento, della spontaneità. La natura stessa, contrapposta all’artificio della storia, non si lascerà catturare da forme precise, ma apparirà sfumata come la sabbia dei pastelli, segreta come le rime dei poeti amati dall’artista, trascritti sui disegni e sui dipinti secondo immaginarie simmetrie. Vi è una leggenda famosa su Agostino che narra di quando il santo, trovandosi in riva al mare, vide un bambino intento a trasportare acqua dal mare in una buca, che egli stesso aveva scavato sulla spiaggia. Agostino chiese al bimbo cosa stesse facendo; questi rispose subito che, in quella buca, avrebbe versato tutta l’acqua del mare. Il santo osservò che ciò era impossibile, al che il bambino, dietro il cui aspetto si celava Gesù Cristo, replicò che non era più impossibile di quanto non fosse, per Agostino, spiegare il mistero della Trinità. E come spiegare un mistero se non attraverso l’esperienza, come evocare una spiaggia se non dopo aver trascorso ore e a ore a misurarla? Sin dai primi lavori, contaminazioni di astrattismo e figura sulle orme di Mondrian e di Kandinskij, l’arte di Franco è, per l’appunto, l’impresa impossibile di chi cerca di racchiudere il mare uno specchio, il cielo in una stanza, il verde di un prato nel grigiore di un soggiorno. Una terra promessa si apre oltre l’orizzonte, c’è un porto sepolto che ci attende e un raggio di sole si appresta a trafiggerci sul cuore della terra. Nei mari e nei cieli di Franco Fratantonio la chiave per trovarli.

Andrea Guastella

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