NATURA FREDDA Sei apparsa sul mio sentiero come una nuvola fredda che in un istante è grande quanto il cielo.
SE NON SEI TU L’AMORE
Se non sei tu l’amore, ne sei in qualche modo l’annuncio.
Ne sottendi l’avvento nell’arcano della premonizione ma, angelo scanzonato, lo rinneghi nell’atto stesso in cui lo rechi in dono. Se non sei tu l’amore forse ne serbi il suo ricordo inconscio. Specchio d’acqua irridente i tuoi occhi. Se non sei tu l’amore ne sei l’angelo incauto e beffardo, l’agente provocatore di interazionii che lasci alle spalle. Quanto ti amo? Quanto ti discosti. Questo differenziale di energia che senza un perché ti fa scartare è il quanto d’amore in cui si sdoppia il mio trasalimento, a un nuovo sbalzo. Verde-opaco, come un mare d’alghe, il tuo sguardo allungato. Quanto ti amo? Quanto sei più giovane. Sto confinato, stretto di bolina, nel divieto inespresso di seguirti come un beccaccino, abilitato a navigare fino alle tre miglia, guarda all’alcione nato per sfiorare l’ignoto collinare degli oceani. Molle specchio d’acque i tuoi occhi. Rientrando sotto costa sottovento sento l’effetto Doppler del tuo riso, che perde i toni della sua baldanza via via che incupisce in lontananza. Finestre di silenzio sono i tuoi occhi. Annega nel tuo sguardoun altro giorno: sfuma nel transfinito il tuo messaggio. QUINTA DIMENSIONE
Stelle grosse come tordi, appollaiate sui Peloritani, da prendere nel cavo della mano dentro la notte, nera e trasparente quasi quanto le notti del Sahara.
Credevo, inseguendoti, d’amarti e ero solo un turista dell’amore. Per tutto questo tempo t’ho cercata - chi sa perché – come un bambino, altrove Rode come la brace la calce viva che mi porto dentro e che, per sopravvivere, divora le cellule nervose in cui è incarnato il segno a fuoco della tua presenza S’è fatto indistinguibile il divario tra di essa e l’immagine riflessa, che s’allunga all’indietro nello specchio via via che si consuma la candela. Unica chance, se ti voglio seguire, è inoltrarmi a ritroso, contro senso, nel vuoto di memoria del futuro. Bisogna oltrepassare, come Alice, la lastra riflettente di cristallo e senza aprirla varcare la porta per cui s’accede alla quinta dimensione. Forse là dentro mi aspetti a quel varco: recessivi sugli estremi plantari dell’inconscio, come la sorte s’aprono i tuoi occhi. T’AMO DI DUE AMORI
T’amo di due amori eppure è a senso unico la freccia che oscuramente segna la mia via. T’’amo di due amori: mi sono accorto che c’era un crocevia solo dopo averlo oltrepassato. Vengo a te come l’acqua in pendio ma ancora mi fai andare in extrasistole quando più credo di sentirti mia e poi mi ritrovo in stand by Così due scenari alternativi s‘aprono a uno stesso navigante sotto la volta accecata dal sole ed oltre la calotta scoperchiata - la notte, col vitreo illimpidito – all’ultrarealtà delle stelle. T’amo di due amori e amo dunque due donne, anche se non ho altra donna all’infuori di te. T’amo di due amori – è vero – ma se ne sovrappongono le impronte come due rette possono passare per uno stesso punto se a tracciarle è la mano incosciente d’un dio. Eppure c’è nell’amore un doppio senso per decifrare il quale manca il tempo finché il dolore non fornisce la chiave. VENERE a/ S’affacia a annunciare la sera il primo pianeta del mattino.
Ed in mezzo la notte sterminata di stelle la notte grande tenda dell’attesa la notte aperta a tante dimensioni quante ne può avere l’universo. Ma noi vediamo solamente la stella che abbiamo nella mente, quella che sappiamo di guardare. VENERE b/
L’ultimo pensiero della sera il primo pensiero del mattino.
Ed in mezzo la notte, sciabica oscura d’angosce acquattate, la notte ch’equipara l’est all’ovest e tuttavia non colma le distanze. La notte questa notte ricorrente che rende improponibile il presente perché ha ancora il passato da smaltire.
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