"LETTERING" |
ALCUNE RIFLESSIONI SUL “LETTERING”
Il lettering va visto come un esperimento creativo nel campo dell’alfabeto diretto a riappropriarsi della propria scrittura. È un modo di esprimere l’originalità della propria grafia, oggi a fini essenzialmente commerciali. Da qui nasce il marchio, l’emblema, il segno riconoscibile di un prodotto, il richiamo particolare, il feeling tra produttore di linguaggio e consumatore. È l’equivalente della diversificazione, in natura, del canto degli uccelli, delle foglie, delle piante, del profumo dei fiori. Vuole stimolare la partecipazione del lettore alla decrittazione di un linguaggio che si fa criptico sopratutto per attirare la curiosità o semplicemente lo sguardo. È una forma di aristocrazia nei confronti della scrittura comune, quella tipica della carta stampata in tipografia o dei semianalfabeti. Assume valenza di opera d’arte quando si connota di originalità o si vela di una forma astratta di rarefazione che ne fa un assoluto. Nasce dalla pretesa di arricchire la quantità di segni verbali e dalla certezza che queste nuove lettere dell’alfabeto riescono a inglobare qualità intraverbali altrimenti impensabili. Vuole conquistare aree del pensiero fin qui rimaste esenti da influenze. Attiva un processo di attenzione che solo tutto ciò che è diverso può consentirci. Richiede il massimo di concentrazione e di isolamento sia nel momento in cui viene creato che in quello in cui si è portati a decifrarne i segni dopo esserne stati attratti. È l’equivalente, in chiave di libera riformulazione, di scritture arcaiche (l’aramaico o il copto, ad esempio) o di scritture che sono riuscite a conservarsi come espressione creativa di interi popoli (il gotico o il cirillico). È anche figlia e madre dei graffiti che si esibiscono sulle metropolitane delle grandi città.
Ignazio Apolloni
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