Alberto Abate
OLTRE IL COLORE OTTOBRE 2005 per ALBERTO ABATE Oltre il colore la penombra, il doppio E il mito; oltre lo Stige la pietra tetra, Metamorfica roccia dell’oblio. Oltre lo specchio la sorella dorme. L’iniziato percorre il greto greve Nello spazio e nel tempo di Medusa Verso l’ego di marmo della statua. Nel cammino ha la maschera sul volto E le dita sottili, Sulle corde dell’arpa note mute Dentro la Notte che nasconde il flauto. Trentadue passi oltre il confine il fine Di Conoscenza che comprende il Tutto E il rosso vermiglione serpiginoso, acceso Si fa splendore steso sulla tela Si fa forma di luce, si fa voce.
Ugo Entità
For Alberto And when I finally traveled to the promised land, an oat written in water, I found myself in a waste horizon. Early in the journey I had dreams, of truth and many an answer to the gods’ muted language silently longing for their inscrutable faces to cast a shadow over my tired limbs. But then the unsparing winds covered my footsteps and the frozen light no longer cast any shadow leaving me stranded on the darkening sand: A lost traveller waiting without hope for a divine breath over the motionless seans. Per Alberto (E quando infine il viaggio mi condusse alla terra promessa, giuramento scritto sull’acqua, mi ritrovai in un orizzonte desolato. All’inizio del viaggio avevo avuto sogni di verità e molte risposte al parlare muto degli dei e nell’intimo avevo sperato che i loro visi inscrutabili potessero sfiorare con la loro ombra le mia stanche membra. Ma poi venti impetuosi nascosero le mie orme e la gelida luce non gettò più ombre lasciandomi reietto sulla sabbia che s’incupiva: Viaggiatore sperduto nella vana attesa che un soffio divino alitasse sulle acque inerti) Robert Severino Washington, D.C., 2005
L’ annuncio ( ad Alberto Abate ) Fugace l’accettazione come compiutezza di cristallo nelle penombre prospettiche di mistificatoria sussistenza. I corpi desiderati, svolazzanti e l’intarsio delle vesti nella venatura del tripudio. Sale la trasfigurazione nella preghiera contingente al presumere d’ eventi che ristabilisce ogni disfatta. Il volto è linea del mito nella paventata identificazione; non c’è passione d’assolutezza nella sacralità della ragione: l’annuncio è più forte della vita. Angelo Scandurra
Ho visto marine rosse e fanciulle Aperte agli dei passeggeri E sogni volare senza tempo Nel segreto dell’anima Solitario più del silenzio Trascino i seni di Armonia Al giorno che s’ annuncia E sul precipizio di una farfalla Danzo labirinti d’amore Non maschere Non parole Non tamburi Ma la felicità lieve M’accoglie Nel giorno preparato Ad allestire miti senza veli Sono brezza Flauto Dolore Arcobaleno Mistero urlato Dentro tiepide caverne Mentre scrivo – con la Musa che amo – Giostre di luce
Quando finirà tutto questo? Quando? Mi chiedo Portando gli occhi Su cavalli d’infinito Carmelo Zaffora Catania, Novembre 2005
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