IL MONDO ANALIZZATO Desideri esplosi nel cielo mimano le stelle. Regni abissali di morte, fiorita nel respiro di Dio. Leggende di anime affogate nel buio sotto la volta di sentimenti castrati. Malinconia: il pensiero animato di sole rattrappito nel sonno di una dolce tristezza. E la morte vive all’inchinarsi del tempo all’imbrunire della voce in questa via del pensiero ghiaiosa d’amore. E gli uomini (sogno di Dio, ossessione della morte) spengono una scintilla umida di storia; ascoltano un nome raggiato di follia. -------------------------------------------------------------------------------------------
FRAMMENTO
A tratti nel buio la filigrana di stelle configura la mia rabbia pensosa: amore o incertezza, incertezza e amore. -------------------------------------------------------------------------------------------
DECOMPOSIZIONE PSICHICA
Musica come bava alla bocca: e il cielo si gonfia tra le urla dei pazzi, il loro sguardo è vento che si perde nel labirinto di stelle. Ogni parola è una stella che splende di saliva: e cieli agitati innevati di stupore tramontano lontani, evocati dalla morte. Il mio cielo è questo mio cervello pieno di tralicci spezzati e di barriere sventrate e d’acque ferite e di binari sradicati che si mordono col ferro. Dentro le vene, aggrovigliate come un gomitolo di dolore, il sangue è un fiume abbandonato terso di rumori prosciugati. La morte è silenzio stonato. -------------------------------------------------------------------------------------------
PIRANDELLIANA
Vecchio! La vita? Ti piaceva… «Sissì… Beh in fondo vivevo solo per ricordare me stesso: per non avere rimpianti o rimorsi». E la seguivi, allora. La seguivi! «Sissì… Magari non per nobiltà o entusiasmo o speranza. Nonnò… Per una ragione, invece, molto più romantica: perché non mi scacciava… Ma sì! Poi l’eco di uno sguardo, l’eco di uno sguardo s’infrange nel cuore: e tutto quello che resta da vedere è il desiderio di guardare». -------------------------------------------------------------------------------------------
TRATTATELLO
PREFAZIONE: le parole seguenti sono un fango di cellule nervose, tenute insieme dal silenzio. Il silenzio è un’isteria di solitudine che genera e accumula: prodotti temporali, energie cinetiche, reazioni di gesti a catena. I sogni, inseriti nella rassegnazione come in un programma di noia pianificata, sono gli arti di questo silenzio; o, se preferiamo, gli organuli ciechi del silenzio che lavorano a tastoni dentro il suo liquido citoplasmico. Il silenzio può anche essere la cellula monocorde di un sentimento spaventato, di un amore rappreso, di un guanto scucito: in tal caso trasforma la solitudine nella raggiera cerimoniosa d’una nausea che procede, maestosa, con moto uniformemente accelerato. (Si registra un’accelerazione a sbalzi solo quando un’effervescente disperazione s’intromette con scatti sismici a deviare il corso dell’accelerazione stessa). Per concludere, l’evoluzione della nausea può secernere un vuoto, avente più o meno le caratteristiche della morte; o germogliare per gemmazione quella strana forma di vita identificata col nome di indifferenza, la quale risulta essere (da approfondite supposizioni) il chiasmo di paura e odio. POSTFAZIONE: le parole precedenti sono un fango di cellule nervose, tenute insieme dal silenzio. Ogni allusione a sentimenti e/o fatti reali è voluta silenziosamente. -------------------------------------------------------------------------------------------
PASSI
Gesti sinuosi a intrecciare il corpo di un uomo mentre danze attutite risalgono il tempo sfiorando i minuti con un frullo di passi. -------------------------------------------------------------------------------------------
VERANDE D’AZZURRO
I
Un laghetto di fumo nel cuore… Processioni di frasi lasciano calzature d’intelligenza prima di entrare nella moschea delle bocche. II I profumi sorridono tra le maschere di foglie. E lettere serpentine indossano pastrani di luce. III Un gregge di bagliori alle pendici dei versi nasconde l’Ulisse della mia ispirazione… Canicola di gioia, tanfo d’allegria negli sguardi ciclopici del solo occhio giornaliero. Spranghe di felicità negli acuti del sole e, fra verande d’azzurro, spaventapasseri di poesia… IV Tachicardia di vento nei vestiti: il vento, cuore del cielo… Le nuvole sembrano covoni di luce, capanne di fieno intorno al pagliaio del sole. Nel raspo degli alberi festoni d’aria, e gli occhi sono brandelli di nostalgia tra festuche di tempo allegro. Stelle filanti d’erba, pendii agitati fra la bonaccia della pianura… V Terra diroccata e baracche di collina. Villaggi di sole. Dal lievito nullo di rocce azzime, paesini salgono pioli di luce. -------------------------------------------------------------------------------------------
MORTE ANTOLOGICA PERMANENTE
Siccome la vita ci rovina la vita (sempre!), a giugno ho visitato (un po’ turista, un po’ becchino e un po’ parente sconsolato) l’interessante morte antologica permanente delle mie speranze migliori: quanti sogni falliti imbalsamati in bella mostra! Li guardavo e piangevo desolato nero, dannandomi frenetico la salute. E adesso è soltanto stanchezza rabbiosa resistere ogni giorno al ripetersi ingombrante del respiro e della luce.
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