I nascimento di luci e acque questo inizio di stagione è un sole di sabbia che ha scarti di fuoco e precipizi di venti miti sulle acque piovane dove ho mani giunte per bere nel solco d’anime in cui distillo parole di spine dai petali accesi delle rose II il crepuscolo ha occhi insonni erbe sanguigne e carovane di fuoco migrano tessendo tralci di mare sui riflessi d’acqua di viole l’orizzonte dischiude al tuo viso la tenebra e avvolge di silenzio un’oasi di posidonie sanguinanti le palamiti felici s’accoppiano in scie d’argento nei dirupi III conosci questi intrecci di mani in cui raccolgo fazzoletti di ali nel labirinto d’isole e mare dove abbiamo disciolto il sigillo ai nostri cuori di schiuma quel cielo maltese di saint Paul ancora respira voli d’occhi socchiusi ancora l’onda scava muschio d’alghe dalle incrostate prue dei navigli IV ripenso ai tuoi capelli pettinati alle fugaci trasvolate del tempo al tuo seno palpitante di madre e dagli iblei mi sovvengono dolci parole dalle tue labbra marine la risacca mi parla con parole rapite ai cuori traviati d’amore delle fate sui miei piedi scalzi l’onda depone un antico sortilegiodi lune e di maree V il ciglio disunito svela l’inganno residua luce d’altomare che s’annega perduta nel desiderio di te assenza che coagula la mia coscienza nel palmo della mano che ha breve la linea della vita ho ritrovato le amorose ali d’argilla nel calice marino ho disciolto i tuoi seni carnosi VI l’amore è radice di ogni madre se ho ancora memoria di te che tremavi di attesa nelle stanze che hai mutato in nido dove aspettavi nostra figlia come un soffio d’estate a primavera un messaggio in bottiglia liberato dal mare e sospinto ai tuoi piedi per nascere e morire VII accanto a te il sonno declina echi di mare sull’orlo delle ciglia non appena il roseo ibiscus chiude le sue labbra e muore e nel mio petto palpita la notte mi chino a sfiorare le tue labbra nella lingua una frescura estiva di carrubo e un fremito di pioggia aromi d’incenso migrano dai sogni VIII lo sperma dello scorpione è una carnale fioritura di corallo levigata dalla pena delle nascite se ogni sponda supina alle acque brilla nell’alcova di conchiglia come l’amore a quest’età un barlume di luce svelato gracile fiore di sabbiosi cristalli nel vortice del vento fra le dune IX l’onda distende avide le mani toglie linfa vitale alle a spiaggia e aveva il prodigio della sera amore che hai la voce del silenzio che nell’acqua chiara immergi una tenue nostalgia di giovinezza nell’unghia mite del gabbiano per sempre ho racchiuso la saliva sfuggita alla piega del mio labbro
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