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SILVIA REDENTE

 

Codici riemersi

All’area che non ritrovo
ombre nere la mia
quiete
e voci cupe profonde e
soltanto per me
codici
binomi da evitare
mi usi ancora come base
e l’approdo al tuo mondo
con una replica del mio
futuro al tuo fianco, a
farsi crescere prepotente
come se non avessi mai visto
la parte migliore – e straziante –
del nostro enciclopedico cercarsi
La mia continua
rinascita
nei tuoi punzecchianti
rimproveri al mio niente
Mi deridi, emozioni nei
risvegli? Nei pomeriggi di
mezza estate richiami le tue
donne alla mia sincerità
che ti diranno dei miei
Falsi progetti che adesso
dovrò eseguire

Lei ti chiede di staccare
la spina e io non saprei
se consigliarti di seguire il
tuo labirinto o trovare ancora
nei nostri sguardi l’esilio
al peggio

 


Inutili occasioni

Ho imparato che c’era il
mio entusiasmo
che ho ritrovato lontano
mezza giornata più in là,
ogni volta che dimentico
mezza giornata lontana
dopo ore di veglia senza ragioni
sono con te e gli altri
scomparivano
mi ricoprivo di un mantello azzurro
e lo mettevo per terra
e non volevo che ti macchiassi
dei miei voleri
cercavo di darti il mio foglio bianco
e lo hai almeno adesso
che non posso più vederti
mezza giornata lontana
chissà se gli darà la tua forza
il mio non volerti
dire
nuovo respiro

 


Oggetti e personaggi

E sembrava di vedere meglio
la luce delle cose,
oggetti e personaggi
L’appartenenza non esisteva
Le foglie degli alberi
sfavillavano
avevano un contorno
netto e mobile
facevano parte di
un sogno
ricordo, di ricorrenze
portate dalla natura
possenti ali di germogli
acuiti dalla possibilità
di villeggiare in prossimità
delle tue funi di derive e
primatismi

 

 

Immobilità

Non so cosa sia cambiato
un ricordo di foreste
di disimpegni da accendere
all’arrivo di ferme gambe
novità per te
e io qui senza aspettare
nessun’altro ricordo o movimento
di vitalità
di alcun tipo
vieni e vai
mi porti le tue ipotesi
di lavoro di terra
e mani lavoro sulle copie
di noi due
che non ci siamo
se non in elettricità
disperse
inadempienti all’uso civile
alle convenzioni
ameni
alleati senza speranza
non ti cercherò
ma ti risponderà il mio
vero riassemblarsi di emozioni.

 


Territori

Ti vedo
A due costellazioni di distanza
Inseguo la tua corsa
Che è un ricordo
E tu, i tuoi vesti usati
Da altri factotum della speranza
Mi scrivi di stracci portati dalla mia controfigura
Specchiata nei ricordi di un esame rifiutato
Quello della tua casa
Paradisiaca attesa che mi spinge a non restare
Ho fatto tutto tranne il passaggio di consegna
Qui deformo bozzetti
Qui assicuro sorrisi ai miei
Qui attiro la postilla al futuro
Modero i premi per i più ribelli
Li modero per scacciarli
E annovero te tra un anno e un po’ di fumo
Li correggo, quelli che non mi deludono,
li combino ai germi della mela matura
e ignoro lei, la sua infanzia
che invidio
mantenuta ad adozioni
mandibola di germoglio
ferita
anch’io, ma lo dimentico
il mio straccio, lo dimentico
(era fatto apposta per scacciarvi)
Ve ne saranno degli altri
Che tengo nel baule del mio terriccio.

 


Binomi

Retrocedo
mentre li usi per la vigna
di un mondo fine a se stesso
e là che c’era uno
più severo ma meno fumoso
più sincero perché disinteressato
raccolgo
quello che resta per un po’
di passi indietro
non ti preme
denigrare
ciò che hai già dato
ancora piano, serpenti
di una natività abortita
immagini all’autunno
o estate privata
inadatta
al suo riso
ora che c’è dell’altro
più succulento perché spianato
mentre qui c’era soltanto
un barlume di domada

 


Fontane di piombo

Sono scappata,
anche se voi non lo sapete,
e sono ancora lontana,
dove non c'è orario,
e la quiete è il mio fare.
Dove lei che c'è già stata
ha scelto di vivere.
Mai lo farei ancora, ho immagini
di noncuranza tra le dita,
pollici che non sanno
dove stare, tra quali mani
riaffondare. Un sorriso
dall'altra parte del tavolo
mi rende almeno la favola
del mio cavaliere azzurro,
catching my thought. Posso
sorprendermi a rifare il mio
stesso sacrificio consapevole
dell'arrivo? Stragi senza motivi,
cause del male, della distruzione,
distrutti anche i nostri ideali,
riconoscibli dal mondo,
comprensibili a noialtri
disarticolati nelle sere
che finiscono in libri degli altri,
incapaci di deificare il nostro Enea.
(Ora ne ha degli altri, di libri, e di polveri da ignorare.

Io resto a deambulare nel farsi degli altri, vecchi, inaspriti.)

Strange roles of my shadows.



 

 
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