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ANNA MARIA FARABBI

 

La rosaneltango, canzoniere, studio calcografico urbino, 2008


I. Il pifferaio magico

Ninna nanna    anima mia   suona
l’aria che mi separa da lei
soffia via i papaveri perché rossa
la sua notte tra i petali    aprirò
    
E se ha il sonno nel cuore  lo sveglierò
baciando il suo fiore segreto     

Ninna nanna  anima mia che nasci e corri via da me     
da me che sono  un clarinetto figlio del diluvio e del fuoco
figlio del diavolo che addomestica l’inverno e il drago 
figlio del dio che fiorisce la ruggine e il gelo
figlio del dio che incanta il topo
nerissimo buio dentro di me

Con un nodo di grano andrò
a meravigliarla    a profumarla di giallo e di pane
a tatuarla sfiorandole il collo

e riderà bellissima con l’estate intorno  
con tutto il mio amore intorno

ninna nanna   anima mia  suona  
mentre la sua piuma danza e danza e danza

 


II  Il vento e la farfalla

Ho visto il vento il vento il vento
prenderla all’improvviso
renderla trasparente
e subito dopo chiuderla in un pensiero zitto

e  attorno ad un bicchiere di Porto
fumando me fino all’alba 
l’ho vista rossa precisa
come una femmina felina dentro un tango
spogliarsi in una stanza d’albergo
uscire dall’inferno
più potente di una dea che crea il miracolo 

L’ho vista all’aeroporto di Lione azzurra azzurra
con una gonna di seta nuvola
per tanto vento strapparsi per me
il suo amore dalla bocca

volarlo fino al muso dell’aereo di Saint Exupery
trasformarlo in farfalla 

Ho visto e non so non so
più di questo    di lei   
se il suo amore è stato vento o farfalla
se il suo amore è stato vento o farfalla

 


III. Il fuoco nella rosa

Piccola rosa che fiorisci rosso
la primavera nella sua bocca    germoglierò
le stelle sotto la sua gonna

e una cadente luminosa      cometa o lucciola
il profumo della sua notte umida e profonda      bacerò
il fuoco vivo nella sua fosforescenza

Le verserò sul seno la mia borraccia di mare
il vino che ho trovato in un pozzo del deserto
la goccia di miele della più segreta ape   
e il canto delle sirene che mi hanno insegnato ad a/mare   bacerò
con la mia lingua che suona 
lunghissima camaleontica    che suona
leccando l’estate del suo corpo    il cuore

il cuore della sua piccola rosa

 


IV. Per sempre

O è la nebbia dentro cui scompari appari un lampo
un fuoco d’artificio    vieni a me
che mi trovi sul ponte di un destino vicino vicino 
ma mai mano nella mano interamente con te   o è

la neve che sale da terra a rovescio
verso il cielo in un gelo che mi ferma il passo
nel pensiero di te   o  è

il tuo piccolo morso che torna da solo 
a crearmi una festa una scia sul collo
il paradiso per sempre  che splende
un secondo per sempre per sempre    o è

la pioggia di quante lacrime ho… non so… se è
questa acqua che diluvia dal cuore la mancanza feroce    di te
che ti bagna per sempre per sempre tutte le labbra   o è

per sempre per sempre la voglia di te

   


V. Il marinaio

Ancora una parola amore mio e parto
vado di nuovo a creare il mio giro del mondo

porto ancora il mio clarino e il mio respiro
per chiamarti nel suono e nel sonno 
da qui a lì in un secondo
giuro ti prometto giuro che torno.

Ti saluto con un bacio un bacio un bacio
fino a scioglierti aperta    prato nel prato.

Stai tranquilla cara dolcissima sposa
che un anello di pane e una lacrima d’oro
lasciandoti ti suonerò.

Ormai sono gia lontanissimo amore mio   
navigo il mare la tempesta e il petrolio
tra i pesci che mi vengono incontro  
con il sole e la notte addosso
il sale e le stelle a dirotto.   

Ma per il tuo rosso terrestre il tuo tango rosso il tuo rosso    
ho deciso che torno che torno che torno.

 


VI. Il paradiso terrestre

Ma cos’è questa mela d’amore in fondo in fondo
che mordo    e giro tra la bocca e le mani

mentre il serpente cerca eva    io la prendo nel bosco
e ridendo le suono oro diamanti e ogni mio lusso

Qui cammino con lei scalzo per terra   
mentre laggiù c’è  l’abisso  
qui volo con andata e ritorno
dentro il nostro nodo profondo
qui l’urlo del gallo annuncia allegro la luce nel mattino  
qui il canto del cigno lumeggiato da Sirio   dice che vivo

Giorno e notte lei gode  e io la vivo la rido    cos’è

questa infinita melagrana
che goccia miele e zucchero rosso
una rosa tango in bocca a me

 


VII. Il racconto del noi

C’è un racconto lungo tra i tuoi capelli neri:   è il vento
nel nostro viaggio tra i quattro elementi.

Non importa dove sei  ovunque ti riconosco
l’odore dopo il tuo passo così come muovi il corpo
respirando

C’è un tuo gesto lentissimo e profondo sento
un tango jazz tutto nostro
dentro cui ogni volta mi arrendo
e mi cade dalle mani    per il tuo amore  
tutto il mondo

Non fa niente se ho già cento cento cento anni 
e dentro ogni giorno ancora cresce il tuo volto  

sento la nostra casa  l’intimità dentro il segno    un bacio
nella conchiglia del letto
 
C’è un dono fiorito nel mio occhiello
da cui sporge il tuo nome
che chiamo chiamo ti amo
anche in silenzio
  

 

VIII. Ballando

Comunque in ogni notte ci sarà sempre una stella
che nevicherà giallissimo dentro i tuoi occhi
mentre ballerai una mia curva di jazz nel tuo tango
mi berrai  tanto fino a bagnarti il cuore

Ovunque in ogni notte ti verranno incontro
le mie onde    tra il vento e la luce
improvvisamente camminando Milano
sullo specchio di asfalto
gli spruzzi della nostra dolcissima febbre

Vivrò con la precisione di una rondine     verrò
con la leggerezza esatta del volo    dall’Africa
fino a te nido per sempre
come un’estate improvvisa limpida
come un’ustione che danza
in un lunghissimo bacio in bocca
mezzogiorno di festa
arcobaleno lampante   carnevale
il profumo del nodo    l’oro   
la felicità liquida come una goccia del tuo tango
nella coppa del mio jazz    

mentre ballerai sulla linea della mia mano il tuo tango
mi berrai tanto   fino a bagnarti il cuore
per il tuo infinito tango   mi berrai tanto
fino a bagnarti il cuore

 

 
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