spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
IGNAZIO APOLLONI: LETTERA APERTA AL PROF. PIETRO CITATI

 

3.11.2008

         


    Egregio Professore
    Non senza riluttanza ho deciso di leggere fino in fondo il suo elogio di Gottfried Benn – benché in effetti maculato da una critica feroce al suo esaltare, elogiare, imbibirsi fino all’ubriachezza del veleno parte in polvere e parte distribuito sotto forma di cicuta dai nazisti al popolo tedesco.
    Lei disquisisce nel suo saggio, contenuto ne La malattia dell’infinito, di un Benn grande poeta, seppellito quasi in incognito, ignorato e comunque ripudiato da cattedratici e lettori comuni quasi ciò fosse un’offesa al bello astratto (l’apollineo appunto), così sperando che qualcuno metta mano alla sua opera.
    Il revival auspicato però, ecco il rischio caro professore, potrebbe portare a rivedere ancora una volta il processo della storia intrapreso dopo i sanguinosi eventi della seconda guerra mondiale e rimettere in discussione i principi cardine della forma di Stato alla quale noi occidentali ci siamo – irreversibilmente – votati, quanto a Libertà e Democrazia.
    Perché dunque il revanchismo, perché il dionisiaco se già riempie i polmoni di ossigeno la libertà di pensiero e di parola mortificati come sono state dal nazismo, dal fascismo e dal comunismo sovietico?
    Non le pare che la poesia, qualsiasi cosa sia, non possa esistere se non vi si respiri il profondo senso di rispetto, se non amore, per l’altro, per il diverso?
    E cosa avrebbe detto o scritto il Benn (finito col fare, da volontario, l’ufficiale dell’esercito per quindi ammazzare – se necessario spietatamente – chi gli sta di fronte, e magari infilato in una buca o trincea per sfuggire alle granate) se non di Superuomo, Superio: il Got mit uns di tragica memoria?
    Ed allora le domando (a fronte “delle più sinistre banalità del secolo” pronunciate dal Benn e da lei riportate nel saggio su di lui: altro grande peccato del Benn avere preso a modello di comportamento il ben peggiore di lui: il tale Julius Evola) perché gli “scholars” – come vengono chiamati nel mondo anglosassone gli studiosi – dovrebbero trattare l’argomento o assegnare tesi di laurea per essere aiutati a capire il soggetto?
    Dovrebbe loro bastare – e può bastare – quanto lo stesso Benn (non proprio un ben di Dio) dice a proposito dei primi cinquant’anni di vita, in cui gli errori (e chiamiamoli errori!) sono più frequenti dei momenti di saggezza per evitare anche di leggere ciò che nella più cupa solitudine abietta egli ebbe a scrivere in seguito.
    Non basta redimersi, seppure il Benn mai lo abbia fatto.
    Colpe così gravi come quelle che si imputano a chi ha contribuito a edificare il nazismo, il fascismo o il comunismo totalitario instaurato da criminali come Stalin, non possono né debbono essere cancellate ma anzi messo al bando chi le abbia commesse.
    Sconsiglierei perciò chiunque dal riprendere in mano i testi del Benn, lasciando semmai che siano le tarme a cancellarne la vergogna.

Ignazio Apolloni

 
< Prec.   Pros. >
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes