AVVERTENZA Vorrei dire ai signori ai quali piace
LO STILO DELLA MERIDIANA Se puntare al cosmo zenitale
PARABOLA Già il viticcio si assottiglia
LE PATURNIE
Buona sera buona sera gente non mia gente non più mia buona sera giornatiere a guardia di biade buona sera bagolaro arcidiavolo coi bagoli dell’infanzia e a te opunzia traditrice a te sommacco peloso terra non più mia gente non più mia rattoppatori di barche rosicchiate dal sale e dalla luce a te casa storpia sulla timpa che slama a te ariballo scovato nella tomba di tremila anni fa buona sera al geranio al papiro al tufo e allo zolfo a voi acri zaffate di maccalube a voi empori pidocchiosi colmi di semi di datteri all’ombra del Simeto di conifere e d’orafi dispersi a voi rossi foruncoli del nero Ciclope che vomita secoli di fuoco e rabbia di voragini buona sera gente di Creta e di Micene sicani e greci èlimi e fenici gente non mia buona sera alla gravida e scura core rapita scura e bionda come un’ape accanto alla dea curva in preghiera dopo il coito indemoniato ( e anche a te Angelica agitata dallo chablis ) buona sera buona sera uomo poeta o poeta uomo grande poeta stizzoso pronto a essere sbranato dai cani e anche voi poetini rimasti qui aggrappati allo scoglio a bervi fumo e veleno a guardare bandiere di fuoco di cupe ciminiere buona sera ai cocomeri asinini partiti di colpo appena sfiorati dal piede sulla sabbia rovente a voi tutti licheni di sciara agavi e mirti piastre d’oro sepolte fusti scheletrici d’opunzie morte pietre travolte di Naecton accidia medioevale aromi appassiti di necropoli buona sera zoòn politikòn concepito per burla al venditore di lupini straccione instancabile per poveri e signoria al petrolio pompato per falso risparmio energetico all’asfalto degli Iblei ai salinari di Drèpana alle tonnare ai grossi cànapi con sugheri e ormeggi alla camera della morte schiuma e sangue buona sera alle cave di pomice alle sabbie nere al fico grande ai capperi rupestri all’erba scorzonara alla bocca della tonnara alla donna lupa in amore alla donna/peccato buona sera al suo nido nero fra le cosce coperte da doppio filo zeppo di sale di contrabbando buona sera alla garriga che sei la mia ricerca e la mia tomba garriga non mia steppa di xerofiti gente che non siete nel dolore e nemmeno nella rivolta d’asini da fiera emigrati banchieri in America proprietari di una flotta di rimorchiatori a N.Y. che tornate al nespolo di casa per morirvi buona notte buona notte dunque gracilaria rossa zostera e fucus che cambi colore addio fiumi di palma nana tapsia asfodelo saturea fruticosa voci disperse di venditori di origano voci di vecchio stepposo che vende segatura addio betulla cespugliosa astragalo di Piano del Lago vini rossi e bianchi uve di carricante e cataratto gelsomino arabo carrubo arabo pistacchio arabo papiro dell’Anapo stagnone di Mozia mazzesorde del Tellaro pulvini di spino santo eucalipti oleandri assenzio antirrino caprifoglio e prezzemolo apio e sélinon e addio pesci a branco simultaneo ceruleo acciughe ghigliottinate dalle reti color caffè addio pecore brune mafioso che sei là e tutti ti vedono belva che non basti a te stesso addio gentilezza mare gentile destino dei mansueti polpo e cozza grotte marine buche di primigeni addio ruvida bocca sottile di silenzio di madre nera isola addio grotta nella grotta mare nella grotta grotta in fondo al mare gente dall’animo aguzzo e il cuore d’una colomba gente non più mia astri e indovini e guaritori arancia risucchiata sull’albero verde a morire mosto che cola dalle botti vecchie a sbrèndoli di ragnatele datteri pietrificati uccelli veri e finti timoniere di allodole sul feudo abbandonato pupi stravolti e lucenti paladini di Francia incanto di Malagigi con l’origano in bocca addio portatrici d’offerte funeree piagnone sull’ombra di Persefone ora per sempre negli inferi isola addio hai voluto il silenzio resta nel tuo silenzio così leggera è la nostra creta che un bottone premuto la musica di un’unghia possono tutta cambiarla e tu lo sapevi perdona le paturnie ho qui alle tempie l’ultimo guizzo d’un piede nudo sulle dune salate.
( La catastrofe )
e tentato gli enigmi, scoperto molte assurde verità. Ma forse non troveremo più il carabus cancellatus tra il cumino dei prati e un’oscena finestra nell’ozono occhieggia sulle nostre teste. Ma è ancora presto. A detta di un poeta, già morto, la catastrofe è stata rimandata. Avremo il tempo, figlio, di andare a caccia, non falliremo il tiro alla borrita. E tu non farci caso se sul muso trafelato del cane vedrai macchie di sangue delle ultime allodole dal ciuffo sulla nuca.
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