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IGNAZIO APOLLONI: LETTERA A A MLADEN MACHIEDO

 

                                                                                                                    4.9.2008

 

                                                                                                  Mladen Machiedo
                                                                                                  Zagreb (Croazia)

 


    Caro Mladen
    Finalmente una lunga e dettagliata lettera, composta di due cartoline fitte di scrittura e riproducenti le città di Zagabria e Zara.
    Mi si sono subito affacciati alla memoria i ricordi del mio soggiorno a Dubrovnik e lungo la costa dalmata fino a Korcula, credo nel 1975 o qualcosa del genere. Era palpabile la mancanza di libertà di qualsiasi genere e l’insofferenza della popolazione.
    A mare (sicuramente cristallino sebbene freddo da far venire i brividi) ebbi ad incontrare, e parlare in inglese con un giovane ingegnere e la relativa madre proprio di Zagabria con i quali poi intrattenni una breve corrispondenza. Si sono aperti alla conversazione solo quando hanno saputo come mi fossero invise tutte le dittature ed ovviamente anche quella di Tito, benché le autorità locali facessero di tutto per farla apparire amata e sostenuta quantomeno dall’intellighentia.
    Allora sapevo ben poco, o forse nulla, di te. Le prime notizie le ebbi se ben ricordo da Eugenio Miccini in occasione di una mia visita a casa sua sfociata poi nella pubblicazione di un “Téchne” interamente dedicato a me. Mi pare di ricordare che di lì a poco tu abbia organizzato una mostra di poesia visiva e comunque ne hai scritto.
    Forte dell’ottimo rapporto che cominciavi ad avere con quella pattuglia di artisti – amici tutti anche miei – ho cercato di contattarti ripetutamente ma purtroppo senza alcuna continuità finché mi è pervenuta la tua lettera del 15 agosto 2008 alla quale volentieri rispondo: sia pure con qualche difficoltà scrivendo a mano e poi al computer in quanto ora mi servo di internet.
    Che dirti, se non che mi duole sentirti lamentare sia della perdita di tante persone con le quali sicuramente intrattenevi contatti proficui, sia della sempre maggiore opacità del mondo che ti ruotava intorno e che si richiamava alla letteratura italiana?
    E che dirti dell’attuale professione di docente a contratto dopo essere stato ordinario che ti impone viaggi altalenanti da una città all’altra per percorrere i 300 km che separano Zagabria e Zara i quali certamente ti sfibrano?
    Ovvio pertanto come tu non possa più leggere libri e corrispondenza; intrattenere contatti creativi; scrivere epigrammi, elegie, aeroliti come un tempo: nulla da eccepire dunque se non troverai il modo di sfogliare gli ultimi miei volumi e il Gilberte che in ipotesi avrebbe dovuto essere presentato presso l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria.
    Semmai grazie sia per avermi fatto avere a suo tempo il Senza Risposta nonché queste due ultime cartoline in forma di lettera.
    Mi prometti la spedizione di alcune cose tue. Ti prometto che leggerò e ti farò sapere.
    Raramente un italianista di nazionalità italiana ha saputo leggere nella nostra letteratura come te. Ti siamo pertanto grati ed io personalmente nutro la speranza di incontrarti.


                                                                  Ignazio Apolloni

 
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