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IGNAZIO APOLLONI, To: DI GESU' MATTEO |
----- Original Message ----- From: Ignazio Apolloni To: Di Gesù Matteo Sent: Wednesday, September 03, 2008 7:35 PM
Nei primissimi anni '70 io e un gruppo di "esaltati" contestammo il premio Mondello con il distribuire un volantino (redatto da me e stampato a mie spese) dal titolo POETS GO HOME. Quell'anno si sarebbe premiato un dissidente russo che però qui veniva a trovare riconoscimenti e denaro di stampo capitalistico. Dovrei averci una qualche copia di volantino sebbene la polizia ebbe a sequestrare tutto il possibile. Non fosse stato per il presidente del Premio (allora il giudice Lentini) - il quale ci giudicò e disse che in fondo eravamo degli innocui - saremmo finiti in guardina. Anche questo fu l'effetto del '68 di cui non c'è più traccia se si pensi che a S. Margherita Belice hanno premiato il pluri-premiato Sanguineti, e in fondo si sono premiati - a mezzo delle ben note prebende - i giurati, i critici, i presentatori di fama come minimo internazionale calati come api affamate sui fiori dal profumo inebriante che com'è noto, dopo il terremoto, crescono in quella valle di lacrime: così detta perché sulle macerie di Gibellina è stato steso un velo di cemento noto come Il Cretto di Burri. Capisco il tuo sdegno contenuto nella nota critica a quel premio (pubblicata su Repubblica del 23.8.08), utile soprattutto a immortalare la figura e l'opera del Tomasi di Lampedusa, ed altresì della casta dalla quale proveniva (responsabile della povertà e miseria in cui versava la maggior parte della popolazione isolana costretta a emigrare) ma la previsione di vedere un qualche pentimento in chi da questi premi trae un cospicuo beneficio e lo porti a devolvere il gruzzolo a una istituzione pubblica tipo libreria di quartiere mi sembra come il soffiare fiato dentro una tromba priva di tasti. Forse sarebbe il caso di far passeggiare, a titolo di punizione, gli organizzatori di premi e i premiati sui carboni ardenti come si usa in Oriente in segno di devozione e fede alle varie divinità piuttosto che immergerli dentro un orcio pieno d'olio come si racconta per i quaranta ladroni. O forse ancora è meglio far finta di niente, tanto non succede niente neanche a sbraitare. Un caro saluto.
Ignazio Apolloni
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