Come osservare il mondo dalla stratosfera. Dieci i racconti a formare la raccolta per la Coppola editore dall’emblematico titolo “L’America vista dalla stratosfera”, ultimo lavoro del vivace autore siciliano Ignazio Apolloni. Dieci storie che hanno come protagonista un simpatico io narrante, di mestiere biografo, dietro il quale non si sbaglia nell’intuire la persona dell’autore, che si fa esso stesso personaggio fornendo come chiave di lettura la sua prospettiva divertente e divertita, fuori dalle righe e invidiabilmente al di sopra delle parti. Una prospettiva che, potremmo definire, si erge ad altezza stratosferica, al punto che il narratore si trova coinvolto in avventure e disavventure, delle quali è testimone ma non al punto da rimanerne coinvolto, a tu per tu con divi e divine di ieri e di oggi, del mondo del cinema ma non solo che Apolloni, con la sua nota ironia, ha la capacità di rendere quanto mai a noi vicini, dissacrandoli ma non massacrandoli. Così Jane Russell viene sorpresa in una cafeteria intenta a preparare uova e pancetta; un Marlon Brando appena diciassettenne, e una psiche labile perché gli manca la mamma, sfoga la sua ferinità in resse in cui a volte le dà ma altre ritorna a casa con gli zigomi gonfi e un occhio pesto. Ancora una timida Deborah Kerr, con le mani appena unte di crema, che lascia di tanto in tanto scivolare la vestaglia lungo le gambe accavallate (lunghe e perfette) quasi a replicare una delle sue parti meglio riuscite in “Viale del tramonto”, a parlare dei suoi amanti e dei suoi amplessi. La stratosfera allora forse non è poi così lontana, si potrebbe azzardare: non per l’autore, probabilmente è solo ad un tiro di … penna e alla portata di una fervida fantasia che, già altre volte, ha divertito e sorpreso il lettore.Altra protagonista della raccolta è l’America che, sebbene vista dalla stratosfera, non sembra neanche essa così distante da noi e, se si ha voglia di raggirare certi cliché che ne hanno fatto troppo spesso a torto o a ragione luogo di critiche, non abbaglia di luce propria pur rimanendo alla fine invidiabile meta di sogni e di avventure possibili. A fare la differenza, però, nella descrizione di luoghi e personaggi è che essi danno l’idea del vissuto, di un sapiente parlare di qualcosa di cui si ha esperienza diretta, e che già solo per questo dà diritto, ad averne voglia, al giudizio o alla critica.La leggerezza del tono di cui Apolloni è capace non va a discapito dell’intreccio che vuole il lettore attento dalla prima all’ultima pagina; trama anch’essa che corre veloce, a velocità stratosferica, come se si stesse assistendo a una serie di corti cinematografici abilmente montati, rapidi e fluidi cambi quadro. Non si fa in tempo ad abituarsi alla Slavonia che, basta una nave da crociera in partenza, per ritrovarsi al nord della Norvegia e, qualche pagina più in là, a Reno a fare shopping con un regista di fama mondiale. Gioca con le parole, con i personaggi, con i luoghi, inventa storie il nostro Apolloni che simpaticamente strizza l’occhio al lettore certo di essere anche questa volta riuscito a catturarlo.
Deborah Pirrera
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