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FRANCO CILIA - TESTO DI ANDREA GUASTELLA

 

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«Sia lodata la tavolozza per le delizie che offre»
Su alcune maschere di Franco Cilia

«Sia lodata la tavolozza per le delizie che offre… è lei stessa un’“opera” in verità più bella di molte altre opere». Così Kandinskij nel 1913, ribadendo un concetto che già Pissarro aveva affermato nella Tavolozza con paesaggio (1878), una scena pastorale costruita direttamente sulla tavolozza, col trascinarne gli sfavillanti colori dai bordi. Erede della tradizione che vuole l’artista intellettuale e artigiano, artefice dell’opera dall’intuizione originaria alla realizzazione materiale, Franco Cilia ci consegna in queste tavole una testimonianza – è il caso di dirlo – concreta e tangibile del suo laboratorio. Si tratta infatti di frammenti della tavolozza su cui egli è solito dipingere, con su ancora le linee e i grumi depositati casualmente dal colore. Non è tuttavia a caso che la mano del pittore fa emergere dal caos della matrice una serie che ripercorre le tappe salienti di quarant’anni di lavoro, dai «Generali» ai «Capricci», dalle maschere agli omaggi a Turner ai ready made. Il tutto con la consueta sapienza maieutica, con la capacità che lo contraddistingue di mutare in oro il piombo del reale, sia esso un’immagine cariata dall’uso o una ruvida pietra degli Iblei. Sia dunque lodata la tavolozza, specie se, come in questo caso, le delizie che essa offre non sono che un anticipo, una minuscola porzione di un altrettanto ammirevole tutto.

Andrea Guastella
 

 

 
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