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FIORE TORRISI - I RIMPROVERI - IL GIRASOLE EDIZIONI - 1990 |
(Barman restaurateur) Pag. 27 Qui su queste pareti con le stampe delle Tuileries c’è l’eco compatta dei vostri discorsi sugli objets trouvés per l’assemblage spigoloso dei quadri pop o su ciò che Trotskij diceva a proposito dei paesi arretrati e la conquista del potere… Ho sempre qualche rara novità, un arrosto scovato nel seicento olandese… C’è l’odore del vetro che tintinna, i paralumi amaranto sopra i tavoli, è tutto come prima. Portate la ragazza col pompon rosa nella scollatura, i capelli sforbiciati sulla testa d’efebo (gli occhi cesi di pulzella dipinta si facevano dolci sulla salsa blanquette). Non voglio endimanchés, le solite manacce, tornate, amici, il mio Bordeaux è già vecchio. Vi richiamo alla vita, maledetti. Perché vorreste guastarvi li stomaco con un’altra guerra più micidiale della guerra o scrivere un libro sotto la forca? (La merce) Pag. 52 La merce va e viene Si carica si scarica viaggia non scandalizza nessuno anzi è richiesta da grandi e piccini indora l’occhio del mercante è odiata da chi la produce impaziente va di qua va di là la punta della freccia indica la verticalità fragile attenzione non rotolare impilamento massimo otto cartoni la merce arriva a destinazione non capovolgere dorme nelle stazioni unte di vapori sudici s’imballa si disimballa elimina scorie di polistirolo domopak strip scatole color miele e in vetrine corrotte poi si vende la polvere non conta sullo shampoo alla fragola il denaro vi scorre sopra aprire subito contiene confezioni termoretraibili all’ingrosso va su carrelli manovrabili le signore annusano i detersivi blu oceano saponette miradermo rosa per pelle secca deodoranti noctuolens prendibili godibili si finisce col dire si finisce col fare per più convenienza portarsi a casa una pinza o un amaretto con bicchieri di plastica meglio amare la vita attraverso un sambuca. RITORNO AL PALMENTO Pag. 58 C’erano ancora le maccalube d’argilla sfiatanti a due passi dalla piazzetta di calce; qui l’ombra bassa del carrubo centenario; sul fondo uno smilzo campanile barocco bizzarra polena navigante nell’azzurro pigro d’estate; fiottavano le tife paludose allo sbocco del Tellaro e tinnivano coltelli a borchie d’oro sul manico d’avorio nella gola di Pantalica dove il Rio Bottigliera entra nell’Anapo; e l’uva di Eloro prometteva un vino fiorente come il vitigno nerello dell’Etna traboccava d’ambrosia selvatica e gentile. Il macigno vulcanico del torchio roteava rombante dopo cent’anni nell’antico palmento. L’odore agro dello zolfo e del mosto ingagliardiva la cadenza d’acquàio ai pescatori. Ma la macchina viene col suo frullo ingegnoso e violento, la vinaccia nemmeno buona per lo sgocciolio del paziente tinello. Forse questo è l’ultimo ottobre per il forum vinarium dei barbari maestri. Io qui ritornerò a cercarvi le memorie dileguate tra smanie di balocchi propulsori e ricorrenti oblii; e i freschi grappoli velati di pruina nelle vasche in declivio riversati da canestri di canna fluviale e gli otri caprini gonfi del giovane vino che presto dava ali al canto e al torpore del sonno dopo la fatica. | Nato a Catania, Fiore Torrisi ha pubblicato a intervalli lunghi tre volumetti di versi. Dopo il primo, tirocinante, uscito nel 36, diede alle stampe Personaggi e parole, (Intelisano, ’57) a distanza di circa 20 anni. Durante la metà di essi si snodò la sua involontaria e complicata avventura africana con la stretta finale della prigionia di guerra nel Sud Africa. Qui gli venne assegnato, nel ’44, il premio di poesia Zonderwater in un singolare concorso letterario la cui giuria era formata da docenti sudafricani e ufficiali italiani anch’essi prigionieri. La terza raccolta, Marines (1960), gli venne stampata dall’editore Sciascia nella collana diretta da Leonardo Sciascia. C’è stato, quindi, un silenzio carico di ripensamenti nonostante le sollecitazioni di grandi amici poeti quali Quasimodo e Sereni. Parecchie furono le antologie rappresentative che accolsero la sua infrequente produzione di versi, fra cui Poesia italiana del dopoguerra (Schwarz, ’58) curata da Quasimodo. E’ stato critico d’arte del quotidiano “La Sicilia” e redattore di Incidenza con Antonio Corsaro, Sebastiano Addamo, Vito Librando e Manlio Sgalambro.
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