Violento e polemico l’omaggio ad Attila Jòzsef di Ferenc Juhàzs, definito, al suo apperire irrazionale, incomprensibile e persino di cattivo gusto. A Lajos Maròti, a due anni di distanza dalla pubblicazione di questa “unica frase, composta di 376 righe”, sulla rivista Uj Iràs (Nuovi scrtti), nel maggio 1965, il compito di dimostrare l’originalità strutturale e ideologica di un testo dalle chiare ascendenze surrealiste, ma che al di là dei barocchismi e nominalismi propri di una scrittura automatica, veniva evidenziato il dramma pubblico e privato di uno dei più significativi poeti ungheresi del primo novecento.
In sovraccoperta, disegno di Jole Tognelli
Nel primo riquadro: Sulle rotaie un ubriaco giace Trema la terra, adagio, da lontano. Nel secondo riquadro: Sparirò, forse, a un tratto, come un’orma d’animale selvatico, nel bosco… …Si disferà il corpo come un tessuto roso dalle tarme. (da: Con puro cuore, Antologia di Jòzsef, a cura di Umberto Albini, Edizioni Accademia, Milano; 1972).
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