A quanti si sono già accostati alla produzione poetica di Francesco Battiato apparirà subito evidente come gli antecedenti linguistici e tematici di Amnesia dell’Azzurro siano direttamente riconducibili a Cosmogonie, la sua precedente opera, il cui linguaggio sperimentale e l’ordito poetico ci rappresentavano il dramma dell’uomo fin dalle profonde origini. Infatti, considerata la continuità lessicale, sintattica e tematica, si potrebbe tout court affermare che le due opere fanno parte di un unico lavoro, di un “ work in progress “ cui non è escluso che in futuro si possano aggiungere altri importanti capitoli. Nondimeno, il peculiare meccanismo interno che muove i versi di Amnesia dell’Azzurro e la forza che li anima fanno si che questa nuova avventura verbale di Battiato costituisca un grande affresco ricco di invenzioni e di notevoli proposte strutturali; un insieme di poesie e poemetti che entrano in orbita come in una sorta di costellazione semantica. Il testo di Cosmogonie si chiudeva con al parola “ luce “, significazione, origine, e mistero dell’ Universo; in Amnesia dell’Azzurro tutto riprende dalla stessa parola “ luce “ come fiamma, ricerca ossessiva della mente, pensiero sempre più fitto nelle “ spire, spore del sogno “. Quindi, spinto da una forte ispirazione, cui si aggiunge l’applicazione scientifica della sua cultura poetica, dalla filologia alla semiologia, Francesco Battiato affronta il destino della parola e la creazione della sua forma, mai distaccandosi dalle connotazioni della realtà. La parola, la sua parola, fra inquietanti morfemi e lessemi si espone sempre più vulnerabile ad ogni imprevedibile trauma del suo vigile delirio, ed in questo modo egli continua a penetrare nei labirinti del corpo più addensato del suo linguaggio poetico e profetico. Infiniti interrogativi di senso e nonsenso emergono dalla mente di Battiato, in sofferte esplorazioni poetiche intra ed extraverbali. Nei poemetti, che sembrano ruotare attorno alla genetica centralità della sua ispirazione poetica, ci troviamo di fronte a incisive figure iconiche come Natalie Wood, Bette Davis, Richard Burton, Marilyn Monroe, Alan Ladd, in una sorta di paradigmatico firmamento hollywoodiano, che suscita nell’animo del poeta intense e partecipi emozioni. Fra queste figure notiamo Bette Davis, a quanto pare così somigliante alla madre scomparsa del poeta, e Alan Ladd, caro, nostalgico e mitologico ricordo della sua infanzia. La precarietà del nostro vivere e lo scorrere inesorabile del tempo sono fra gli elementi essenziali della poetica di Francesco Battiato. E il titolo Amnesia dell’Azzurro, pur derivando dalla “ grande amnesia “ di annullamento che si denota nel testo “ Richard Burton nei meandri “, sembra altresì voler alludere ad una progressiva ma penosamente consapevole e lacerante perdita della memoria e del ricordo di quelle cose, piccole e grandi, che tanto avevano contribuito a costituire la nostra realtà individuale e collettiva. Una forma di inesorabile balzo nel buio, che ci fa perdere per sempre ciò che a noi appariva del cielo e della luce, in tutte le eccezioni anaforiche e metafisiche. Inoltre, il codice linguistico e la struttura poetica di cui si è servito l’autore meritano una particolare puntualizzazione che non vuole essere né tentativo di decodificazione, né, tanto meno, esegesi. Basti solo sottolineare che, nonostante l’apparente dissacrante coniugazione logico-sintattica e la presenza di una terminologia colta, tecnicamente precisa e nel contempo schiva e riduttiva, l’avanguardismo poetico di Battiato non raggiunge mai punte estreme. Al contrario, arricchendo di una maggiore polivalenza semantica e cromatica il testo poetico, ne rende meno ardui e l’intuizione intellettiva e il passaggio tra lingua di partenza e lingua d’arrivo. E tutti questi elementi ci hanno segnatamente aiutato nell’affrontare le innumerevoli problematiche inerenti la traduzione in inglese di Amnesia dell’Azzurro, un’opera solo apparentemente “ inaccessibile “ ed esoterica di un autore che siamo lieti di presentare ad un pubblico molto più vasto di lettori di poesia.
Roberto Severino Those who are already familiar with Francesco Battiato’s poetic output will readily notice that the linguistic and thematic antecedents of Amnesia of the Blue can be directly linked to his previous work, Cosmogonies, whose experimental language and poetic framework dealt with the drama of man from its most remote origins. Indeed, given their lexical, syntactical and thematic continuity, one could tout court say that the two works are parts of single opus, of a “ work in progress “ to which it is likely that in the future other important chapters may still be added. Nevertheless, the peculiar internal mechanism that articulates the verses of Amnesia of the Blue, and the strength that pervades them, make it possible for Battiato’s new verbal adventure to form a large fresco rich with inventiveness and with remarkable structural solutions, like a multitude of long poems and short poems that are launched into orbit as a kind of semantic constellation. Cosmogonies’ closing word was “ light “, signifying the universe’s origins and mystery, and in Amnesia of the Blue everything begins again with the very same word, “ light “; a light that is a flame, mind’s obsessive search, thought caught tighter and tighter within the “ spiral, spores of dreams “. Francesco Battiato, therefore, drawn by a powerful inspiration to which he adds the scientific application of his poetic culture, from philology to semiotics, faces word’s destiny and that of the creation of its physical shape without ever losing sight of reality. The word - his word - taking form in disquieting morphemes and lexemes, exposes itself ever more vulnerable to every unexpected trauma of his vigilant delirium. In this fashion he keeps on advancing into the thickest meanders of his poetic and prophetic language. Innumerable questions relating to meaning and non meaning emerge from Battiato’s mind in anguished intra- and extra-poetic explorations. In the short poems that seem to rotate around the genetic centrality of his poetic inspiration, we find ourselves in front of very well delineated iconic characters like Natalie Wood, Bette Davis, Richard Burton, Marilyn Monroe, Alan Ladd: in a kind of paradigmatic Hollywoodish firmament that in the poet’s soul brings about intense and strongly felt emotions. Among these characters, we find Bette Davis, who, seemingly, looked like the poets mother, and Alan Ladd, so dear to him in the nostalgic, mythological, years of his youth. Our existential precariousness, and the irreversible flowing of time, are among the characterizing elements of Francesco Battiato’s poetics. And the title Amnesia of the Blue, even though deriving from the “ great amnesia “ that reduces everything to nothing as found in the poem “ Richard Burton in the Maze “, seems also to allude to a progressive, yet painfully aware and disquieting loss of memory and of the memory of those things, insignificant and important as they may be, that so much has contributed to shape our individual and collective reality. A kind of inexorable jump in the dark that deprives us forever of whatever we could perceive of the sky and the light in all its anaphoric and metaphysical meanings. Moreover, the linguistic code and the poetic structure used by the author deserve to be focused on, not in the attempt to decode them nor, especially, to produce an exegesis of them. It only suffices to point out that despite the apparently irreverent logical-syntactical conjugation, and the presence of a learned terminology, technically precise yet reductive and not overbearing, Battiato’s poetic avant-gardism never reaches extreme manifestations. On the contrary, by enriching the poetic text with a greater semantic and chromatic polyvalence, he make it less arduous to understand it intellectually and helps bridge the gap between the initial and the final language. And all these elements have also made it possible for us to solve the very many problems that have arisen from the translation into English of Amnesia of the Blue, a work, this, only apparently “ inaccessible “ and exoteric, and whose author we are happy to introduce to a much larger public of poetry readers.
Roberto Severino
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