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UGO ENTITA'

 

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 Copertina di SEBASTIANO MILLUZZO , presentazione di TERESIO ZANINETTI

 

    Questa raccolta di liriche di Ugo Entità, è fra le non molte che, in questi ultimi anni, mi abbia stimolato ad una lettura attenta e partecipe. Vive di forza autoctona ed è spinta da una ragione di fondo: puntualizzare la situazione/condizione in cui l’umanità è oggi impaniata, vittima e artefice di un sistema socio-economico che ne strumentalizza persino i fini con l’induzione e la coazione subliminale, oltre a svilire l’individuo di quel senso della collettività e della comunitarietà che gli sono propri . La caratterizzazione principale di questa puntualizzazione avviene tramite un susseguirsi di immagini che paiono estorte da un grido trattenuto, ma egualmente stigmatizzante, che vibra e macera il reale con una inconsueta e drastica misura. Il tempo dell’età capitalistica è qui posto di fronte ai raggi infrarossi e ben poco lascia alla possibilità di speranza, sebbene l’autore non cessi di pungolare l’uomo, prima ancora che il lettore, verso una presa di coscienza, una consapevolezza tale da permettere di poter credere ad un futuro non più animalesco, bensì destinato a risolvere tutti quei conflitti che ora impediscono un “avvento” autenticamente umano.
    Entità è un poeta che usa le parole e le immagini con sapiente e calibrata disinvoltura, non priva, talvolta di quegli slanci necessari per intridere con sentimento e grazia, oltre che volontà propulsiva, la scansione ritmica di un verso incisivo e tagliente; consapevole, certo, che soltanto con la pienezza di tutto se stesso l’uomo può essere in grado di riscattare quell’onta di preistorico habitat che lo occlude ed ingabbia, dentro una realtà i cui connotati sono quelli di una prigione – incastonata fra le pareti insulse e barbariche…che nulla concede ai propri carcerati se non di consumare a beneficio di chi, detenendo il potere economico, gestisce anche la coscienza (od incoscienza) della classe oppressa. Si leggono queste poesie con un forte senso di angosciosa amarezza… 

TERESIO ZANINETTI

 

 

 
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