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BENITO SABLONE

 

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...quanto dire che questa poesia, se pure nasce com’è naturale, dall’intimo dello scrittore, non nasce mai dal suo io presente, non ha nulla a che fare con l’occasione quotidiana e con quelle improvvise insorgenze  del sentimento che, almeno in apparenza, sono il tema di tanta lirica, è piuttosto il risultato di un recupero, d’uno scavo negli ipogei della coscienza, d’una specie di paziente e attonita archeologia della memoria che riporta alla luce, a somiglianza di frammenti arcaici, lontani antefatti sentimentali e morali che per essere stati così a lungo a giacere nell’io profondo dallo scrittore, sembrano così trasformati in emblemi atemporali e come incrostati di significati remoti il cui valore comunicativo ci attira assai meno del loro potere di suggestione...


Mario Pomilio


Sablone che è nato a Pescara nel 1935, è uno dei poeti più attivi e costanti della sua generazione. L’oro di Bisanzio è il frutto più maturo di circa venticinque anni di lavoro: Quasi un poema di forte e al tempo stesso enigmatica significazione religiosa; un poema che interroga, nei secolo, la storia dell’uomo. Agostino, Tommaso, Paolo Silenziarlo, Borges e Hesse sono interlocutori impliciti e dichiarati di questo poeta itinerante che ricerca nei secoli una coerente immagine della propria stessa vita.


Luigi Baldacci

 

 
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