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Nati nell’arco di un “tempo lungo”, i racconti di questa raccolta, diversi tra loro per tematiche e interessi, nella loro apparente autonomia presentano la connotazione e le tappe di un processo che coincide con un iter difficilmente ricostruibile nel gioco dei pudori e delle ostentazioni. Nei cinquant’anni circa che corrono tra il primo e il più recente di questi racconti, stampati senza tener conto di un criterio cronologico – peraltro innecessario e impossibile a stabilire se non per incerte approssimazioni – e collegati da immagini, motivi e luoghi ricorrenti, l’autore ha pubblicato altri libri – esili ed apprezzati volumetti di poesia, alcune bene accolte opere di narrativa, un rapporto sulla poesia dei siciliani – ritenendoli, forse a torto, più importanti. Ma è in questo Balcone dei pazzi, che si raccolgono, in una non premeditata testimonianza, il clima e le temperie di certi anni terribili e disperati, per nulla marginali nell’esperienza di una generazione. Ciò senza negare diritto di cittadinanza a pagine divertite dove ironia e leggerezza giocano un loro insostituibile ruolo, e ad altre, dove istanze morali o metafisiche cercano e trovano uno spazio. Accanto alla particolare attenzione di cui è fatta oggetto la realtà della miniera, vista come paradigma del “mondo offeso”, che si fa cupa nell’anima dell’Autore, e inghiotte – come annotava Santo Calì – la letteratura oleografica di una Sicilia felice, solare, ellenica, mediterranea…”, si affaccia, frequente, il tema dell’emigrazione col quale, scrivendo in questa parte di mondo, ognuno si è scontrato almeno una volta. In copertina: Nave dei folli di Hieronymus Bosch 1494 circa o successivo Olio su tavola, cm 57,9x32,6 Parigi, Musée du Louvre
Impaginazione grafica di Piero Serboli
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