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IGNAZIO APOLLONI

 

 

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Amabile e affabile Signora,
questa che Le scrivo non è una lettera d’amore, né à moi meme né tantomeno (Dio me ne guardi) alla sua rispettabile persona. Di lettere d’amore meglio non scriverne, da quando – or son duecent’anni – la signora di Merteuil fu punita dal vaiolo che ne sfigurò la perfida bellezza e il tristissimo Jacopo, dopo tanto spreco di sospiri e di missive, finì agonizzante nel proprio sangue. Niente, dunque, allusioni e sia pure vereconde, o corteggiamenti postumi e perciò apparentemente innocui, che viceversa abbondano nella prosa epistolare dell’Apolloni che qui di seguito leggerà, dopo ch’io l’abbia condotta per mano – e munita di salutari avvertenze – sulla soglia di queste pagine a tutta prima seducenti ma a ben vedere impregnate di diabolici elisir. […]
A quella prosa smagata e svagata (pensi per l’appunto, cara Signora, al De Roberto degli Amori e di Le donne, i cavalier), a quei cavilli pirandelliani, al vagheggiamento solipsistico dei “galli” brancatiani, mi vien di pensare leggendo e gustando le lettere dell’Apolloni: sorridendone e patendone, da siciliano io stesso (“Come si può essere siciliani?” si chiese giustamente un vicerè riformatore) e perciò avvezzo ai raggiri a ai patimenti d’un eros tanto debordante quanto cerebrale, tanto rapinoso quanto vaniloquente, tanto irrorato da sanguigne pulsioni quanto destinato a fissarsi – e vanificarsi – sulla carta.

Dalla premessa in forma di lettera di Antonio Di Grado

 

 

 

 

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Scritte e manipolate con il gusto della retorica – principio sommo della buona letteratura – queste lettere, mentre rievocano fatti e nefasti di un’epoca che ha visto la donna succube e asservita al capriccio dei loro amanti o inventori, anelano a ridare lustro, carne ed amore a chi ne è stato privato.
Molte altre protagoniste della Storia nelle sue varie forme avrebbero meritato di apparire nella galleria di volti appena delineati dall’autore in questo libro ma ragioni di spazio hanno finito col tenerle necessariamente in disparte. Il messaggio lanciato oggi non mancherà di essere raccolto da chi ha cuore, è portato anzi ad esaltare il valore dell’uguaglianza gridando il quale la sua più grande eroina, Olympe de Gouges, ha sacrificato la vita.

 
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