TEMI PER UNA LETTURA DEL TEATRO DI GARCIA LORCA Nell'annullamento dei due temi di fisica e metafisica Vittorio Boldini pone il riscatto di Lorca dal naturalismo, “La sua poesia – egli scrive nella prefazione al Teatro lorchiano da lui tradotto (Einaudi) e a cui ci riferiamo nelle citazioni che faremo – nasce insieme col mondo, prima che qualsiasi speculazione abbia potuto introdurre divisioni di sorta nella sua felice bellezza”. Ed è appunto a questa fondamentale condizione di spirito, che si riferiscono i temi dell’esplosivo mondo di Lorca, più o meno pronunziati nei vari drammi, ma ovunque presenti. E sono i temi della morte e dell’irrefrenabile amore della vita congiunto a quello della libertà, dell’intenso colore e del suono e del silenzio delle cose; intrecciati in maniera imprevista e violenta sì da condurci con rapidi trapassi dalla realtà ad atmosfere irreali e surrealistiche, a quell’indistinzione originaria tra fisica e metafisica che il Boldini ci addita come tempo genetico dell’immagine poetica lorchiana. In Marianna Pineda (1927) questi temi si svolgono con turgido giuoco di sentimenti e immagini concludendosi in un’allucinante visione di vita e di morte, di gusto popolaresco ma di taglio tutto moderno. Con i primi versi entriamo nell’atmosfera poetica del dramma dove la morte e la vita combattono la loro grande lotta, in un’atmosfera di leggenda popolare:
Quel giorno così triste in Granata Piangevano anche le pietre Perché la Marianita moriva Sul palco per non denunziare.
E il tema del colore si fonde con gli altri, anch’esso ad apertura di quadro:
Lentamente ricama e ricama. L’ho veduta dal buco della chiave. Pareva il filo rosso fra le dita Una ferita di coltello nell’aria.
Il colore è vita ed è morte:
Se avesse il petto mio Finestrine di cristallo, potresti affacciarti e vederlo piangere gocce di sangue.
Ed è anche il colore che crea i passaggi dalla realtà al surreale:
“Tutta la scena, sino al finale, va acquistando una gran luce di crepuscolo granatino. Luce rosa e verde entra per gli archi, e i cipressi si sfumano squisitamente, fino a parere pietre preziose”.
Altri temi si legano a quelli già detti, il tema del coltello, quello delle cotogne, il teme dei suoni e dei silenzi: tutti contribuiscono alla formazione di un’atmosfera poetica piena di vibrazioni di vita e di presentimenti di morte, cruda insieme e irreale. In Nozze di sangue (1933) col tema del coltello è avviata e si conclude la vicenda tragica. Anche in quest’opera si ha lo stesso giuoco di temi: colori, suoni e silenzi, presentimenti di morte. Anche qui è il colore a trasfigurare la realtà:
Ahi, luna che sorgi Luna dalle grandi foglie. Empi di gelsomini il sangue! Ahi, luna solitaria! Luna dalle verdi foglie. Argento sul viso della sposa. Ahi! Luna mala! Lascia agli amanti i rami oscuri. Ahi, triste luna! Lascia agli amanti oscuri i rami!
Escono. Dal chiarore di sinistra appare la Luna. La luna è un giovane boscaiolo dal bianco viso. Nella Casa di Bernarda Alba (1936) dove ai critici sembra che Lorca trovi un linguaggio più immediato, più essenziale, il tema della stallone - che pur appare tanto realistico - nella sua persistente cadenza finisce per inquadrarsi, con notazioni di colore, in un’atmosfera intensamente surreale: “Lo stallone stava in mezzo al cortile. Era così bianco! Sembrava due volte tanto e riempiva tutte le tenebre”: la tragedia chiude quasi in un simbolo lo spasimo madornale delle figlie di Alba Bernarda. Dappertutto, nelle opere di Garcia Lorca, i temi, incrociandosi, trovano fusione e vengono assunti in un alone surrealistico; è questo alone surrealistico che distingue Garcia Lorca nel panorama del grande teatro mediterraneo in cui egli è stato collocato e studiato dalla critica. Illuminante è, a questo proposito, il richiamo al Verga col quale lo scrittore spagnolo mostra molti, e talora sorprendenti, punti di contatto: senso della solitudine, fatale inesorabilità di eventi e di caratteri, splendori abbaglianti di luce e di colore, arsura inesausta di passione, cadenze da leggenda popolare. Ma l’approdo definitivo nel surreale contraddistingue l’opera creativa dello spagnolo da quello siciliano.
Ermanno Scuderi Da CROGIUOLO 1960
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