spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
FRANCO POLITANO, di FRANCO SPENA

 

Image

 

Image

 

Image

 

 


FRANCO POLITANO
“fine” cervello
A cura di Francesco Gallo


La materia, al di là dell’inerzia che la condanna alla staticità, possiede una sua fisicità, una forma, un colore, un sistema di equilibri e di dissonanze anche, una seduzione e una disponibilità ad essere percepita nell’insieme al quale appartiene o di essere avvertita  nella sua autonomia esistenziale al di là di ogni possibile uso o connotazione che la giustifica nella storia.
Dico questo perché ormai, dalla lezione di Duchamp in poi, ogni oggetto al di là delle ragioni per le quali lo conosciamo, può essere visto e riletto, rivissuto per le vie dell’arte “intenzionato” di quei motivi che lo trasformano in oggetto estetico. L’oggetto viene così riutilizzato in molte esperienze dell’arte contemporanea a seconda della sensibilità dell’artista, dall’arte concettuale all’arte povera e a quelle esperienze dell’arte antropologica che trova e ricerca  le sue forme nella cultura materiale con riferimento alla cultura contadina, preindustriale o a quella artigianale. Si inserisce in questi ambiti la ricerca di Franco Politano che espone in questi giorni con una sua antologica a Catania al Palazzo della Cultura – Ex Convento San Placido. La mostra ha per titolo “Fine cervello” e mette in evidenza il lavoro di ricerca dell’artista catanese dal 1970 al 2010. Il titolo, in particolare, mette in evidenza quasi l’attività selettiva, “fine” che trova percorsi immaginifici fa i materiali che costituiscono il panorama variegato del suo lavoro. Una ricerca che mostra una duttilità espressiva variegata  nella disinvoltura della scelta delle materie “trovate” che gli permette di costruire una poetica raffinata utilizzando materiali dismessi che vanno dagli oggetti in metallo, alle resine sintetiche a materiali organici come la stoffa, la lana, il cuoio, che riscaldano spesso la progettualità dell’impianto delle sue opere. Gli oggetti divengono così elementi e strumenti, come i colori per un pittore, che dialogano fra loro e vengono assemblati in complesse strutture formali sospese tra scultura e installazione, poiché non viene mai meno l’attenzione per la composizione, per l’equilibrio e il ritmo che concorrono all’esecuzione dell’opera.
Da una parte Franco Politano strizza l’occhio all’arte antropologica, dall’altra opera un processo di astrazione che estrapola l’oggetto ritrovato dalla sua funzione d’uso, dalla sua storicità, per compiere un’operazione simbolica che carica le opere di significati che si accordano nella situazione compositiva d’insieme che vengono a formare. Dice Francesco Gallo nella presentazione in catalogo: “Tutti i suoi lavori nascono da una naturalezza e da una intuizione, che  è data dall’incontro casuale con un oggetto, con una cosa, che in tanti altri non desta nessuna curiosità, mentre in lui mette in moto un meccanismo costruttivo, che porta ad integrarla in una nuova unità, arricchita, potenziata, in cui modulazioni formali e colori minimali, vengono segnati come testimonianza di una loro incidenza effettiva nell’universo dei simboli, di cui è popolata la vita di tutti noi…”. In effetti non si può escludere il forte richiamo simbolico che le opere assumono  per la surrealtà dell’impianto poetico che permette di operare relazioni e rimandi fra sensi e significati che dalla sfera personale si spostano verso considerazioni più ampie che coinvolgono la sfera sociale, ma anche per il carattere totemico che a volte assumono, cariche di un sapore metafisico che le pone in una distaccata e riflessiva aura di silenzio e di impenetrabile, misteriosa distanza.
E’ lo stesso artista che attraverso le opere riflette su se stesso, sulla sua condizione di uomo, su taluni aspetti della società che vengono richiamati sia dagli oggetti trovati che dal gioco raffinato delle analogie che riesce a comporre. Sono indicativi i titoli di molte opere, come quelli del ciclo “I volti della sicilianità”, “Sacra famiglia”, “Viaggio nell’arcano”, “L’ordine è l’unità nella molteplicità”, “Svuotati da ogni messaggio”. Traspare in ogni caso quasi un godimento che Politano prova nei confronti dei materiali che usa, che tratta con un atteggiamento di sacralità come fossero preziosi reperti dell’anima. Un godimento che si avverte nella dichiarata contemplazione della armonia delle forme che, nella complessità delle sue parti, assume una straordinaria unità compositiva, in un certo misurato e distaccato erotismo che traspare qua e là, ma anche nella sottile e allusiva ironia che mette in evidenza il divertimento, il carattere ludico del suo lavoro e quella poesia leggera che appartiene spesso alle piccole cose e che coinvolge nelle avventure di un viaggio immaginifico che partendo dalla realtà, attraversa le vie dell’anima.
La mostra è visitabile per tutto il mese di aprile.

 

                                                                                   FRANCO SPENA     

                                                                                                            

CATANIA
Palazzo della Cultura - Ex Convento San Placido
Via Vitt. Emanuele 121

 

 

 

 
< Prec.   Pros. >
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes