ELENA LA VERDE, di MARIELLA CALVARUSO |
Questa parentesi artistica è collocata tra gli anni 1972 e 1975; Elena La Verde in seguito si dedicherà alla scultura e alle incisioni. Questo periodo, molto ben delimitato, inizia a seguito di un viaggio in Spagna durante il quale l’artista rimane colpita dalla solarità del paesaggio, dal clima e dal colore. La visita ai grandi musei spagnoli non può non contaminare la scelta artistica che farà in seguito al suo ritorno in Italia. Affascinata dalla pittura di Chaïm Soutine dipinge una serie di opere, tra le quali ritroviamo: Amalia, Tano, La Veglia. Scrive Vinny Scorsone che presenta l’artista in catalogo: “(…) Sulle tele i colori si mischiano dando vita a creature consumate dal tempo e dalle loro stesse paure. Ogni volto è deformato, scavato, sofferente, portatore di segreti da non rivelare mai a nessuno. Gli sguardi sono tristi, attoniti, pungenti, specchi equorei di anime in pena; maschere primitive di una civiltà consunta, testimonianze di un passato fatto di terra e di radici, di stracci e fil di ferro. Una teoria di personaggi di verghiana memoria sfila sulle pareti donando allo spettatore inquietudini sommerse. Mariella Calvaruso
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