spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
MARIA PIA QUINTAVALLA

 

COME UN’EPIDEMIA


Come un’epidemia sì, come un rotolare
di destino sospeso sull’acqua,
e maree distrutte.
Pietre che corrono all’acqua, attraenti
la voglia di maree, e scendere rollare rotolare
di colline erano state.

come un’epidemia di corpi e segni, cenni
che si ripercuotevano gravi.
Dalle cavità disperse sperdute dei timpani,
quel testimoniare volontà di restare fedeli
a se stesse ma nella sottomissione
al male e a volontà avverse – a violazioni,
nelle propaggini più fieramente nascoste.
Di testimone in testimone, di natura
in natura di dissoluzione
in dissoluzione quel destino –
di marmorea fiducia dopo una sfiduciata
morte lenta che tornò
rifatta da giuramenti e da fede
                                               abiurata.

                                               *

E quantità inviolate di pesce, e cadaveri fini
galleggianti sul fiume delle voci dove
piccole parole e docili filosofie di vita
e marrani seduti e non più visti – si spandevano
intorno al corso del suo fiume, veloci
rapide dissoluzioni – dissolvenze felici per
narrare di destini e desolate tribù:
da figlia a madre, a ritroso
quale corso della vita che negata,
perdeva sé ma riscaldata, più intatta
e attenta (giacché conosciuta),
nel corso fiume di parole sé ritrovava.
E «noi» rivolto a catene di gioventù tradite
che debordate abbandonavano –
con la paura intensa,
suono di schiocco puro delle dita,
mani che tradivano accoccolandosi
nel buio paura di sé
del fratello negato, propria ombra secreta;
volontà di appoggiarsi forte
e decisa al parapetto della storia,
con vigore improvviso.

                                                  *

Paura – peso, vergogna – violazione resa
pubblica abiura del nome e del cognome – patria
perduta potestà impietosa.
Così di madre in figlia, di generazione in
generazione sempre
più rapide e intense intorno a sé
sentivano segrete oh care,
di un carissimo cammino benedetto
che in sé custodiva le ali lunghe, ali
stanche della vita
             che infinita si piegava,
oh amore oh celibato.
Era che non si smarrisse
memoria e stella, verità e cammino.

Damìna bianco piccola vestita. Dannazione.
Desiderio di perdersi i prigione. Sparizione
improvvisa che derisa, dileggiava
(le migliori cose) – diverse e divise
cose che l’amore non tradiva,
corse che da Spagna a Italia decimate
ne tagliarono la voce.
Il cammino di quelli che partiti,
e dei più spariti.
Benvenuto sincero cantico
tragitto uno e lento che vicino,

                    s’é dissolveva.

 
< Prec.   Pros. >
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes