SALVATORE MAGNO SU "LADY MACBETH" DI IGNAZIO APOLLONI |
Ignazio Apolloni – Lady Macbeth L’attività letteraria di Ignazio Apolloni è, da qualche tempo, così intensa e frenetica che quasi si fa fatica a distinguere lui dai suoi libri; caso, forse raro, di quasi totale identificazione dell’autore vivente con la sua opera. Ma, al di là di questa che può sembrare una semplice boutade, bisogna riconoscere che le pubblicazioni dello scrittore palermitano e cosmopolita (ha vissuto a lungo a Torino, Roma, New York e Los Angeles) sono davvero dotate di una propria forza vitale, rispetto alla quale è difficile restare indifferenti. L’ultimo titolo apolloniano (accompagnato da ben seicento pagine di frizzante scrittura!) è “Lady Macbeth” (Trapani, Coppola editore, 2008), una furibonda e divertente cavalcata nel mondo delle parole. Che sia così, anche per il narratore, risulta peraltro confermato, dalla citazione in esergo, tratta da “La scrittura o la vita” di Jorge Semprun: l’ascensione lungo i gradini dell’invenzione letteraria, oltre che una “posta in gioco”, è un modo di osservarsi con esemplare immedesimazione.
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