spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
ALBERTO TONI

 

*


Ma su legni di spiagge
dove non scendo, appare
la tentazione del mare,
tu che più non ricordi
e io non ricordo con te, non ricordo
se l’altra pace è persa
e il sole trafigge e vano.

Dal bordo la terrazza mi trattiene.

Tu profumi. All’ombra mi cerchi,
io cerco il me di ieri.

Ora dirai la figura che trattiene
me di ieri, soltanto.

Scendi perché non vuoi altro,
ma sotto, più sotto dell’abisso non andiamo.
La lama dell’acqua,
ci trattiene l’acqua, il timore di perdere la vista,
perché, vedi, in tutti questi anni la casa non è
cambiata, ma il mare
ha occhi e memoria
e tutto è dentro, è
finito dentro ed è per noi, per
dimorare nel cuore, quando così lontane sono le cose.

 

*

 

Del mare di dentro solo scaglie,
frammenti rozzi,
mentre fuori imperversa il tifone
e la scia si fa lunga sulla strada.
É la prima volta
e scendiamo ignari
come a rimaneggiare vecchie cose,
legni,
ami appena visibili nella sera.

 

*

 

Ma il mare è nella barca, il legno
dei giorni passati,
appena ieri forse, amore, dentro
il tuo cuore rosso,
come la bocca, la parola d’incanto,
il soprassalto, la linea dell’orizzonte.
E siedi, la testa bassa io ti colgo così
e il mare in lontananza che respira.

 

*

 

Giunsi al duetto preparato, con l’onda
di folla,
i remi abbandonati sull’acqua ferma.
La testa, niente di nuovo, io fermo
nell’insenatura senza pensieri. Io fermo
ad aspettare che la notte mi portasse consiglio.
E l’acqua ancora ferma e stagnante,
il caldo afoso e nessuno con cui parlare.

 

*

 

L’acqua era di un azzurro scuro, adesso,
così scuro che pareva violetto
.


E. Emingway, Il vecchio e il mare

 

Ma quali anime ormai per terre e per mare.
Non più le stesse, diceva, Nell’acqua era
un riflesso,
una grinza di spugna imbevuta,
l’incendio negli occhi e nelle mani.
La sola morsa
nell’aria bastava.
Ma quali spazi e ricordi se non la pesca
miracolosa, il tentativo più volte andato
a vuoto.
E all’improvviso oscillò nel mio ricordo notturno:
stava per cadere
nel sonno per nulla
dietro un miraggio di sentinelle,
quell’aria che gli mostrava la
giovinezza e tutte le forze a un bivio
o un lungo incanto senza contorni,
là dentro il tempo più lungo della sua storia.
Abbi fede. Tieni in vita la conchiglia
e il sasso
per me qui rinchiuso in città. Ti vedo
sparire di tanto in tanto, poi torni
con un nuovo messaggio di sole.

 

*

 

La nave era come una creatura viva
gettata alla ferocia della folla:
terribilmente urtata, percossa sollevata,
ricacciata in basso, aggredita con balzi.

J. Conrad, Il Tifone


Volati nel tempo di bordo,
la nave ha un sussulto che è umano.
Fa paura ora ma tutto è salvo,
bastava un niente nella notte,
bastava che qualcuno parlasse,
i nervi tesi e senza un riparo,
nemmeno uno che fosse vicino.
È nel buio più profondo, ma
sapevo,
tu lo sapevi: raggomitolati per prendere fiato
in preghiera che finisse. Tu fino alla fine,
certa, incrollabile,. E la rotta schiude nuovi
margini. Non avevi paura per noi, ma per gli altri.
Noi no, navigavamo, navigavamo da tempo. Ma
per gli altri che non conoscevano il mare. Fosti
il faro della saggezza quando la mia lampada
tremò,
quando
chiusi gli occhi e mi ritirai senza sapere perché.
Aspetto con pazienza il tempo
della traversata.
Ecco il fiato del faro su di me
e l’onda che mi porta a riva.

 

*

 

Piove a dirotto e là sullo scoglio
dei miei segreti c’è tutta la solitudine
del mare. Sì, eccomi piccolo e solo
mentre mi giro intorno, amore. Sai
la fatica delle parole che ritornano
a frotte nei giorni della conta e del
destino segnato. Inseguo l’altra faccia
della medaglia, la lieve incrinatura
del legno.

 

 

 

 

 
< Prec.   Pros. >
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes