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FRANCO SPENA

 


ANGELO CHE MI PASSI ACCANTO


 
Per cominciare dirò
dei pronunciamenti del tempo
che si arresta al trapasso
e al farsi forma di un pensiero.
Dirò della meraviglia
e anche del terrore
del fascino del vuoto
che mi prende e sorprende
quando si frantuma  il programma
e i pensieri si spezzano
per farsi vuoto del cuore.
In quel niente che si illumina
senza dimensioni e senza storia
scorrono nell’attimo gli anni
e dilato le regole del tempo
che non riesco più a cogliere.

Di cosa potrà stupirsi il giorno
se la notte non gli offre l’incipit del mattino.
E ancora, per cominciare,
moi meme, predispongo gli incensi
e gli oli
e le candele da accendere al passaggio
che mille volte ho atteso
per farmi transito
travolto e avvolto
dall’angelo che avanza
mi trapassa e abbandona.

Ma com’è che appare
e fugge via la sua voce
che m’investe e già è lontana
e inafferrabile.
Tra la mente e la mano che si porge
si annuncia e già non c’è
il flusso che mi rode e corrode.
Mentre sbordano sguardi per la stanza
respiri fatti vapore
danno infinità alle pareti
che si sciolgono al passaggio.

Ti prego, spezzami il cuore
esploderanno indicibili essenze
ti macchieranno gli occhi
ti azzurreranno l’orizzonte
e i muri diverranno
giganti alfabeti.
Per accogliere
l’invisibile disegno
della geografia delle stelle
della lunare coscienza
della grazia inafferrata
che non posso neanche io catturare.

Angelo che mi passi accanto
slegami
afferra il mio sguardo e trascinami
anche se non ho più voglia di vedere
fammi voyeur di cose infinite
e stregami.
Azzurra questi solchi scavati
dove sprofondano i miei passi
e libera i centauri dagli occhi dolci
e inventa ponti tra le stelle
per avvicinare le galassie.
Ma tu non mi vuoi accanto
angelo cieco
ti conduco io per mano
verso la mia buona volontà
verso quella grazia
che mi porto addosso
e ti offro il mio respiro
per non farti precipitare
e ti offro la mia pelle
che ti possano vedere
se vuoi la mia voce dimmelo
anche se sei apparso per tacere.

 

 


Anche io apparirò
smarrito su una nuvola
che il vento accompagna
fra sperduti orizzonti
ove navigano incorrotte le nascite
che tornano a farsi pensiero
ove trovo le parole, io poeta,
che fanno leggeri i passi
mentre libero l’anima.
Tu graffi segni notturni alle pareti
ed io scorro con le dita
tracce consegnate all’eterno.
Divina scrittura è la coscienza
che fa cantare le mie mani
e che riscalda profondamente
il cuore.

 


Parla, voce che si sprigiona
da questi segni di terra
ricomincia a cantare
e trova un posto per me
fra le tue strofe.
Fai di me un pensiero
e concludi il mio discorso
piano piano
a finire.

 


 

 
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