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EUGENIA SERAFINI

 

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Introduzione :  Luigi Rendine

    Quando Eugenia Serafini, nel consegnarmi la bozza, mi ha chiesto di scrivere l’introduzione alla pubblicazione del 1° Tomo del suo “Teatro di Performance” sono stato colto, ad insospettato (e insospettabile in precedenza) dispetto del bellissimo rapporto di amicizia, stima e collaborazione che mi lega a lei da anni, da sentimenti inequivocabilmente e sorprendentemente contraddittori.
    Per un verso, ovviamente, ero lusingato dall’essere stato “scelto”,  mentre, dall’altro, mi spaventava il compito di trascrivere, sulla piatta, bidimensionale limitatezza di un paio di pagine, in modo – avendo escluso subito la possibilità di essere esaustivo – almeno chiaro, la ricchezza artistica e soprattutto umana di una persona come Eugenia.
    Eh sì, cari preziosi benemeriti e grandissimi lettori, in questo attuale desolante mondo di plastica, globalizzazioni, falsi reality, vere tragicommedie (spesso purtroppo tragedie a tutti, ma proprio tutti gli effetti) – e, apro una parentesi, in particolare nel nostro amato, incomprensibile e malridotto Paese dove, al continuo litigio nella politica, nello sport e nel “sociale” tutto, tra faziosi, tifosi, profeti e antiprofeti, si aggiunge la ignominiosa e colpevole rinuncia a significativi processi educativi e formativi di base, con conseguente diffusa ignoranza sui fenomeni salienti di un passato sia storico che artistico, chiudo parentesi – succede che vengano osannati personaggi che, in un contesto più “consapevole” – apro un’altra parentesi, vorrei usare gli aggettivi SERIO e CIVICO ed ESTERO, ma si può  sempre sparare sulla Croce Rossa? Chiudo parentesi – sarebbero, nel migliore dei casi, ignorati, avere avuto la fortuna di incontrare Eugenia, di conoscere, almeno in parte, il suo lavoro poetico ed artistico, di aver collaborato con lei alla realizzazione di eventi che ci sono rimasti nel cuore, fa parte del “buono” della mia vita, come lo farebbe (o lo farà) per chiunque avesse avuto (o avrà) la stessa ventura!
    E questo mi spaventava nell’istante immediatamente precedente a quello in cui ho accettato di preparare questo scritto: sarai riuscito a far percepire al lettore, seppure limitatamente, il patrimonio artistico ed umano che Eugenia racchiude in se?
    Avrei avuto la capacità di invogliarlo a leggere (quanti libri “muoiono” di “prefazione molesta”!) con animo bendisposto a cogliere i frutti della propria fatica e sopportarne l’impegno? Sarei stato in grado di sintetizzare la mia “quota” di conoscenza “Serafiniana” in una emozione condivisibile dagli sconosciuti a cui mi stavo per rivolgere?
    Poi mi sono detto, gli indugi, che mio compito era solo cercare di mettere in “bella” copia le mie convinzioni e le mie esperienze di contatto con l’universo artistico di Eugenia.
    La sensibilità dei lettori avrebbe fatto il resto!
    E veniamo al dunque.
    Assieme all’Autrice e a qualcuno degli Allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica “Pietro SCHAROFF”, ove dirigo ed insegno da anni, ho avuto la possibilità di effettuare, nell’ultimo decennio – in origine come occasione di cimento pubblico degli alunni, in seguito anche per assoluta convinzione della validità artistica dell’esperienza, oltre che per l’amicizia instauratasi – frequenti significative “mise en espace” di testi di Eugenia Serafini, alcuni dei quali troverete in questo Tomo.
    Concedetemi di sottolineare, tra gli altri, le performance allo storico Caffè Notegen,  poi al relativamente neonato Lavatoio Contumaciale, e ancora al Museo Canonica (con le micro-pièces teatrali da me dirette, una delle quali mi commossi anche ad interpretare, assieme ai miei ragazzi, nella parte del vecchio Cristoforo Colombo) e all’Accademia di Romania, quest’ultima con “Histoire Gotique”, testo eseguito in una sala dove all’installazione omonima si affiancava quella del “Pescatore di sogni”, realizzando visivamente lo spirito di “contaminazione” tra entità e forme diverse, tipico del linguaggio performativo.
    Inoltre ho anche avuto modo di vedere dal vivo e in fotografia molte delle realizzazioni “visuali” (oggetti, installazioni, dipinti, etc…) di Eugenia Serafini.
    Poi, e siamo alla Cronaca, nel mese di Novembre 2006, Eugenia ha “regalato” all’Accademia un ciclo di quattro incontri sulla Performance, lavorando con i ragazzi sul testo “Donde estàn?”,  riscuotendo vivo successo didattico e soprattutto, emozionale. In quella particolare occasione, ha rivelato anche ai giovanissimi aspiranti Attori ed Attrici della “Scharoff” la sua onestà intellettuale, per niente gelosa dei propri traguardi, non dedita alla loro illustrazione e alla propria auto-celebrazione, bensì pronta a riconoscere ed assecondare spunti altrui, lasciandoli “lievitare” liberamente, pur intervenendo con pronta e certa intuizione a “timonare” i passaggi strutturalmente deboli, come il filmato, che ho tratto da quella splendida esperienza, può testimoniare.
    Tutto questo perché sia chiaro che il nostro rapporto è stato assolutamente “concreto” ed emotivo, ancor più negli ambiti di una concettualità largamente condivisa e di una visione morale e sociale assolutamente simbiotica. Per questo posso, onestamente e sinceramente, parlare a ragion veduta e “sentita”: Eugenia Serafini è, al di là di qualsiasi dubbio o piaggeria, persona eccezionale, rara e preziosa. E non solo per le sue qualità artistiche, che la fanno muovere agevolmente tra Poesia, Teatro, Arti Figurative, Installazioni, Perormanches, in ognuno lasciando tracce profondissime, nonostante l’incomparabile “leggerezza” che la contraddistingue; ma anche, e per chi la conosce direi soprattutto, per la sua, sempre più difficile da trovare, umanità.
    Eugenia, nonostante la sua grande cultura e la pronta intelligenza, è, come pochi, capace di vivere tutto con lo stupore di una bambina – ovviamente sana ed amata – che apre gli occhi ogni giorno su una realtà in perenne divenire. Di questo “divenire”, la  bimba-Eugenia percepisce, acquisisce e restituisce trasmettendoli l’essenza profonda, gli impulsi primari, la “semplicità” universale dell’ineluttabile, l’inaccoglibilità del dolore e dell’ingiustizia inspiegabili, il respiro “cosmico” della Natura e del Caso!
    E si può essere certi che non lo fa apposta, né per “stare sulle notizie” (prassi assolutamente usuale di tutti i media odierni), né per vellicare il potenziale fruitore con “tematiche” di moda!
    Oltre tutto, e questo è pregio grande, sembra, ripeto sembra, che tutto si produca in lei, e da lei fluisca, senza costarle alcuno sforzo!
    Siamo portati, senza opporre alcuna resistenza, a credere che, semplicemente, apra gli occhi, le orecchie, il cuore, e la bocca, lasciandosi “possedere” dalle emozioni e dalle “impressioni” storiche e naturali, sempre ricominciando ed entusiasmandosi, mai arrendendosi, curiosa,disponibile e originale come gli esseri umani dovrebbero essere tutti e come, purtroppo, molti, il cui numero è tragicamente in aumento, rischiano di non essere più!
    Per questo, chi ne ha la fortuna e l’occasione, deve conoscerla e deve “viaggiare”con lei nella sua Arte: per ricordarsi sempre che è possibile salvarsi e salvare il mondo!
    Basterà stare “svegli” e impegnarsi quanto giusto per dirsi UMANI!
    Avrei potuto, come usa in questi casi per “adescare”i lettori, occupare più di qualche riga con citazioni di brani dai testi, e all’inizio pensavo che lo avrei fatto, ma ho desistito!
    Per molti motivi. Uno è, ovviamente, la difficoltà di scegliere, ma non è il principale: se li avessi estrapolati dal loro tessuto emotivo completo, anche grafico, non avrei reso loro giustizia, li avrei “abbassati”…
    E allora forza, candidati lettori! Se siete arrivati qui, basta girare pagina per “entrare” nel mondo di Eugenia Serafini e farsene un’idea propria.
    E lasciatevi andare alle possenti onde sonore e grafiche dei suoi “improvvisi”, dei suoi “ritorni” e dei suoi “sogni” di civiltà riscattata dalle miserie morali e materiali.
    Io lo faccio da anni. E vi posso assicurare che non ve ne pentirete!
    Buon viaggio.

Roma, 15 Febbraio 2007.

Luigi Rendine
(Direttore dell’Accademia di Arte Drammatica “P. Scharoff”  -  Roma)

 
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