APPARENZA E CERTEZZA
Declinante aquilone di quest’ora, tra tutte la più quieta, da fuori conduce un altro suono, cede al brontolio del tuono voce di risorgiva per compieta. Il vento ha troncato il filo, spento il fuoco del giorno, dentro resta il profilo di una bambina intenta al suo gioco. Così l’apparenza non ha altra cura o altro tempo da dedicare. Serra le sue difese in un alone di luce che non può tramontare.
ENGRAMMA
C’è una finzione: che la memoria sia una sorta di incrinatura oopra uno specchio completamente terso, quindi un’imperfezione, quasi una malattia che il tempo inesorabile ha disperso. In questa condizione vive, sta incatenata e non vuole guarire perché il pensiero che non rimanga alcuna traccia dell’ombra fuggitiva che tendeva le braccia per lei è morire.
ENTROPIA
Di quel delitto atroce, di quegli atti meschini e innominabili solo un ritratto fu testimone e non ha voce. Il giudizio del tempo, lento e distratto, sa mettere d’accordo vittima ed assassino, il boia che ride e il pianto senza ritegno di un bambino. Infinito disordine si cela nell’apparente uniformità della polvere, la sua multiforme, poco indagata origine. Fu, forse, anche vertigine di capelli disciolti in giochi e danze o annodati con fiori, anime strette in vesti di seta inseguiti e strappati nelle stanze. Ora non ha più suono lo strato grigio, indifferente e rimane un messaggio mai chiarito, ultima traccia, la frase del giudizio e del perdono: quando ritornerai tra le mie braccia.
L’ENIGMISTA
Basta saper attendere e tutto si compie. Mio padre, ieri, è impazzito, oggi sorride al sole. Mio figlio ripartito da lontano oggi ritorna. E di lei che ha sfogliato ogni minuto fiore oggi possiamo dire che fu amore Nei crittogrammi le figure appaiono in un ordine fermo e lieve: una donna, sciolti i capelli, ride accanto ad una tomba e un bambino corre sotto la neve. Il senso è una piccola frase nella nascosta trama dell’immagine Trascorso il tempo di questa breve e inconsistente indagine si guarda indietro e si crede davvero che ogni cosa sia chiara, senza mistero.
LEZIONE D’ANATOMIA
Neppure lui riuscì, demone o mago, a imprigionarla dentro un lenzuolo (sorridevano gli angeli a Mons passando tra le nuvole sui covoni dei cadaveri stesi al suolo) Come cantavano le fontane e occhieggiavano le labbra rosse aperte suadenti le angurie sul letto di ghiaccio e le puttane sui carboni ardenti Come per caso riafferrata ancora sulla coda del vento stringendo il suo compagno gli diceva: no, non lasciarmi mai (lei, l’immortale)
OLTRE LA GEOMETRIA
Lo spazio è soltanto una delle occasioni offerte al pensiero e qui la Fortuna che ha perso il sentiero si ferma e contempla le declinanti stagioni. Rende un diverso aspetto il suo sguardo bendato a un taglio di luce, al profilo di un tetto a un angolo d’ombra, una stanza. Non ha bisogno di alcuna misura il sortilegio dell’apparenza, la sua illusione nel tempo della domanda e dell’attesa, del senso d’ogni emozione.
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