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DOMENICO CULTRERA

 

QUIETE

Ora a gradi sfuma la luce
e ogni cosa incerta
rasserena
e tace.
Gli alberi rassettano le chiome
al filo di vento che declina
e giace
- intimità della natura.
Non c’è parola che diffonda echi
di voli di pensieri.
La sera si fa quiete
e vela il giorno consunto
nel falò della vigilia.


SOTTO UN PONTE

Sotto un ponte di cielo
nel vagare di giorni fugaci
immemori di tele
credute perdute.
Sono
nelle cose già mute.

CERCO PAROLE

Notte.
Cantilena la pioggia dai canali.
Attendo la parola del mattino
per vedere nel cono di cielo
tra muri scialbati
volo di uccelli di ghiaccio
trafitti di luce.

VOLI

A sera
ascoltando la voce del vento
dipingo
nell’ansia di vivere
spazi di pensiero.

FUMMO UMORE

Fummo umore di pane
bandiere ammainate
drogati spettatori,
in attesa che la vita
ci rinnovi di credito
di giorni.

QUANTO E’ RIMASTO DI NOI

Abbiamo scordato i nostri visi
in questo carcere di giorni
monotoni d’angoscia,
cocci
celati in reticoli
di tempo
e l’insieme è caligine
su filiera di ricordi che sai
lontani. Confusi.
Vorremmo tornare indietro
girando le spalle al tramonto
solcare questo mare di silenzio
che ci vede spersi
in isole d’incomprensione
e ritrovarci
godere
quanto è rimasto di noi.

SU POGGI DI LENTISCHI

Su poggi di lentischi
venti
azzurri di malinconia.
Il brolo che si umilia è voce
di pensieri,
raminghe parole come incerti
lucignoli di stelle
su lidi di silenzio.

Aggruma gelo il crepuscolo sui verdi,
mi fa orfano di dialoghi.

TI CHIEDI

Ti chiedi
perché la parola si fa eco,
chi governa i sensi,
quanto dolore ti flagella
lungo il viaggio,
perché rinnova la semenza
il frutto guasto,
l’aborto di natura che intristisce.

Saranno speranze sul fuoco del domani.
Il metro rotto non misura le valenze,
la terra ti nutre e ti divora,
non hai ali per stare nello spazio
armonico di suoni, immaginoso,
anche se abbracci cieli
aperti alla luce dei mattini.