QUIETE
Ora a gradi sfuma la luce e ogni cosa incerta rasserena e tace. Gli alberi rassettano le chiome al filo di vento che declina e giace - intimità della natura. Non c’è parola che diffonda echi di voli di pensieri. La sera si fa quiete e vela il giorno consunto nel falò della vigilia.
SOTTO UN PONTE
Sotto un ponte di cielo nel vagare di giorni fugaci immemori di tele credute perdute. Sono nelle cose già mute.
CERCO PAROLE
Notte. Cantilena la pioggia dai canali. Attendo la parola del mattino per vedere nel cono di cielo tra muri scialbati volo di uccelli di ghiaccio trafitti di luce.
VOLI
A sera ascoltando la voce del vento dipingo nell’ansia di vivere spazi di pensiero.
FUMMO UMORE
Fummo umore di pane bandiere ammainate drogati spettatori, in attesa che la vita ci rinnovi di credito di giorni.
QUANTO E’ RIMASTO DI NOI
Abbiamo scordato i nostri visi in questo carcere di giorni monotoni d’angoscia, cocci celati in reticoli di tempo e l’insieme è caligine su filiera di ricordi che sai lontani. Confusi. Vorremmo tornare indietro girando le spalle al tramonto solcare questo mare di silenzio che ci vede spersi in isole d’incomprensione e ritrovarci godere quanto è rimasto di noi.
SU POGGI DI LENTISCHI
Su poggi di lentischi venti azzurri di malinconia. Il brolo che si umilia è voce di pensieri, raminghe parole come incerti lucignoli di stelle su lidi di silenzio.
Aggruma gelo il crepuscolo sui verdi, mi fa orfano di dialoghi.
TI CHIEDI
Ti chiedi perché la parola si fa eco, chi governa i sensi, quanto dolore ti flagella lungo il viaggio, perché rinnova la semenza il frutto guasto, l’aborto di natura che intristisce.
Saranno speranze sul fuoco del domani. Il metro rotto non misura le valenze, la terra ti nutre e ti divora, non hai ali per stare nello spazio armonico di suoni, immaginoso, anche se abbracci cieli aperti alla luce dei mattini.
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