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MIMMO MORIZZI di FRANCO SPENA

 

 

 

CATANIA

GALLERIA ORIZZONTI

MIMMO MORIZZI

“Scena”

 

La donna è la protagonista della mostra fotografica “Scena” di Mimmo Morizzi alla Galleria d’arte Orizzonti in Viale Ionio a Catania: Il titolo è quanto mai appropriato poiché la donna di Morizzi non è una donna reale, ma una donna messa in scena, in una situazione di distanza che va al di là dell’osservazione , ma che è percepibile per le vie della finzione e dell’incantamento. La donna è infatti , se si può dire, messa in composizione come elemento di un teatro metafisico che, nella sua architettura, determina meraviglia e, nello stesso tempo, contemplazione. Poiché la donna, o le donne di Morizzi, sono lì, su un palcoscenico che le esalta mentre le compone, che le finge in una rappresentazione irreale, che le fa vedere in una luce di surrealtà che incanta facendole quasi divenire visioni esaltanti ma imprendibili, parti costitutive di una scena che le mette a distanza, come facenti parte di una vita, di una stasi che è al di là, al di là del tempo, al di là della realtà, al di là dello spazio reale, su un palcoscenico che le fa divenire artificio, spettacolo, sogno, attrazione, desiderio, eros. Poiché ciò che il fotografo non trascura, nei grandi pannelli fotografici, è il senso di attrazione e di magia chele immagini producono e, per questo, assembla nella “scena”, quasi alchenicamente, elementi diversi che vengono a costruire il gioco della realtà e della seduzione quasi attraverso la plasticità, il silenzio e il gioco degli equilibri di una natura morta. Poiché, come dice in catalgo Francesco Gallo Mazzeo, “non si tratta di un fatto naturale, ma di una bella artificiosità. Fatta di invenzione, in cui interagiscono, nel caso di presenze vive, di corpi, di volti, di odori, di erotiche sensazioni, oppure si accordano effetti, nel caso di oggetti, suadenti, preziosi, affascinanti,in una saga visiva, degli elementi che non avrebbero ragione di stare insieme”. Poiché le donne vivono una dimensione altra che le fa divenire quasi pietra filosofale di una alchimia di elementi e di oggetti che vengono a costituire l’apparato scenico della rappresentazione. Una rappresentazione fatta anche di manichini, capitelli, bassorilievi, scudi, oggetti di vetro, di argento, elementi architettonici, sculture, sfere, teste di cavallo, armature, conchiglie, assemblati con una teatrale ricchezza compositiva che determina quasi uno stupore barocco. Con un senso dichiarato dell’effimero e della teatralità dell’impianto scenico e della posa, della scelta degli oggetti, del taglio iconografico e dell’inquadratura. In effetti Morizzi, con le sue foto, rappresenta il suo mondo, poiché ha dimestichezza con il teatro essendo anche cantante lirico.

Le sue foto sono il frutto di una grande ricercatezza formale nella quale assume un ruolo importante il gioco della luce e delle ombre, degli sfumati che accarezzano e rendono impalpabili le cose e i corpi, della misura  del colore che rende irreali le immagini, degli equilibri che sottendono la messa in composizione e che apparecchiano il quadro plastico della rappresentazione che sa di apparizione e di magico mistero. La mostra, che è stata inaugurata il 23 ottobre, è visitabile per tutto il mese di dicembre.

 

FRANCO SPENA