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FLAVIA LEPRE - recensione di ACROCORO di UGO ENTITÀ – su “LA PROCELLARIA”

 

 

FLAVIA LEPRE

recensione di ACROCORO di UGO ENTITÀ – su “LA PROCELLARIA” Luglio-Dicembre    anno XLIV N. 3 e 4 - 1996

        Composizioni poetiche eccellenti, incisive, racchiuse in un libro degno di essere letto ed ampiamente divulgato.  Il poeta Ugo Entità presentando questo suo “ACROCORO” , non usa inutili orpelli d’abbellimento e non ricorre all’artificiosità delle parole, ma scrive la sua poesia amandola in forma quasi viscerale, anche se spesso sprazzi di dolorosa impotenza ricoprono questa poesia con un velo leggero di malinconica ironia, forse per quel terribile impatto che avviene tra i sogni tersi e luminosi e l’amara realtà della vita che, implacabile, continua il suo triste cammino, senza curarsi delle macerie che si lascia alle spalle… Il poeta Entità, nella sfera della affinata sua sensibilità, avverte tutte le storture umane, le sofferenze di città dolenti, di luoghi martoriati dalla guerra;  sente sulla sua pelle la scottatura delle delusioni politiche, le delusioni per promesse non mantenute, partecipa con anima gonfia di pena alla costante sofferenza del Sud, della sua Sicilia in particolare, questa bellissima terra del sole che, nelle sue pieghe  d’ombra, occulta lacrime e sangue…Un sole che vive costantemente nel cuore del poeta e lo scalda, mentre lo scirocco lo scuote col suo caldo fiato, per poi passare sulle umane miserie e perdersi tra i corrosi muri, sino a ritrovare le vie del mare…

        In questo libro, le tematiche spaziano in un vasto cielo, in una esaltante comunanza di pensieri e di parole, una comunanza che determina una poesia breve, forte, vigorosa, che si snoda sinuosamente, con assonanze pastose e cadenzate.  Ugo Entità, dall’Acrocoro di questo suo massiccio montano, scende fin sulle pagine del reale con un coinvolgente dire poetico della sua nobile anima, dove si svisano le molteplicità dei suoi stati emozionali. La sua voce va oltre l’indifferenza, oltre l’immancabile paura del futuro,  oltre le nostalgie del passato, oltre il silenzio. Tutte queste sensazioni esplodono nel contesto di esperienze vissute, di solitudini interiori e diventano un vero e proprio appiglio per uscire dal marasma di questo mondo così scompigliato e sconvolto.

        Le poesie contenute in “ACROCORO”, vagheggiano orizzonti dove possano stagliarsi archi di luce capaci di ricreare speranza.  Perché la speranza è quell’unico elemento veramente importante, in grado di fugare la disperazione umana. Essa è simile ad una fiaccola lontana ma dalla luce tenera come un volo tardivo di rondini. Proprio perché, la Poesia, è sempre uno strumento il cui suono dolce o duro può giungere al cuore di tutti e a tutti dare “confini di astri” per salvare il pensiero dall’oscurità del tempo e spingersi verso un incantato giardino dove “Esplodono ginestre / sulla roccia basaltica dell’Etna oppure guardare quelli che “Han deposto gli scialli / di foglie nere / e le gramaglie…”, come dice il poeta Entità, che sa bene come dare concretezza all’incorporea e volatile sostanza delle parole.

FLAVIA  LEPRE