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Levità e classicismo nella poesia di UGO ENTITÀ - articolo di ANGELO AMICO (Tutto Spettacolo)

 

 

 

ANGELO AMICO “Levità e classicismo nella poesia di UGO ENTITÀ” - (Tutto Spettacolo anno 2000)

 

       Quel piglio confidenziale, quella felice volatile frullante levità del verso e la trasalita percezione di trovarsi dinanzi alla libertà estrema e quasi sfrenata di un gioco espressivo, estroso e spericolato, ecco la seduzione, la stregagione che dà la poesia di Ugo Entità: una vigna di ellenici pampini che si corrugano a suggere la luna.

Ma certo non si può gareggiare con lui.

Per capirla bisogna risalire alla sua stessa persona, perché se mai una poesia ripete e copia il suo autore, questa è quella di Entità: uomo dalla membratura apparentemente fragile, ma nello stesso tempo solida.  

     Uomo di oggi ma insieme uomo di lettere, ricco di capricci, vorace e bibulo di severi classici. Uomo di tropismi e traslati: medico e chirurgo che si trasla e si fa poeta a tutto tondo e a tutto spiano. Infine fanciullo che agile si arrampica sull’albero di una conoscenza profonda e dall’ala forte, appresa con tutti i sensi:dalle voluttuose sensazioni del paganesimo ai brividi sottili della intellettualità, ad una capacità proustiana di cogliere la musicalità assente delle cose, in zone radenti l’espressionismo più rarefatto.

       Ad essere più analitici, di due ordini sono le ragioni per cui, penetrato nei vestiboli della sua arte vi ti senti prima amabilmente ricevuto e poi fortemente impigliato da non potertene facilmente congedare.

       La forza avvinghiante della fantasia, più che dell’immaginazione momento pedestre rispetto a quella, per cui metafore audaci ti lasciano senza requie e senza respiro. E indi lo spaesamento, una sorta di languore che in qualche modo ti sfinisce, dovuta a una sorta di ricatto paranoico di trasvoli, di girandole fuggitive, di guizzi da cui ti senti trasceso continuamente, e per cui Entità risulta essere quasi praticamente imprendibile, nel senso che si defila rispetto ad ogni letterale cattura. Per quanto a rimanerci a ruota, ci si renda conto che ha i suoi precisi punti di riferimento fissi nei quali si può agguantarlo e fermarlo: e sono Atteone, Empedocle e l’Etna, l’Eretteo e Artemide, le metamorfosi e Aracne ecc.

       Nel guizzo risiede il valore fermo e oggettivo di questa poesia che affronta e oltrepassa il gongorismo, qualsiasi sdi-linquito sentimentalismo o tipo d’ imagerie.

E non ci sono che pochi aggettivi. E invece nerbi di verbi.

Respira aria da picchi alti di “Acrocoro” la poesia di Ugo Entità.

 

ANGELO AMICO - (Tutto Spettacolo anno 2000)