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UGO ENTITA' - II BULINO DI SELCE - presentazione di ROBERTO SEVERINO

 

 

 

Ugo Entità - IL BULINO DI SELCE poesie

per i tipi di Libroitaliano Editore

Presentazione di Roberto Severino

 

 

 

       Sin dalle prime battute la poesia di questa silloge si caratterizza per la sua efficace incisività: un sapiente e ispirato percorso esplorativo della condizione umana, carico di valenze epiche e mitiche in cui nel dato personale è facile riconoscere il comune percorso esistenziale. La sensazione immediata che se ne riceve è quella di essere presenti ad un’opera della maturità del poeta, con tutti i suoi percorsi e collaudati ricorrenti poetici e le molteplici variazioni tematiche che la vita propone ( “…Nuotiamo,…Al largo / Senza indizio di riva…”, Solo nel moto, “Accosto i padri / Sostiamo all’Eretteo / Perenni viandanti / Solitari di tutti i tempi…”, Acropoli ). Sul piano della forma si rileva un imagismo che sorprende (“…La balestra del mare / Scaglia / Onde lunghe e nuvole…”, Solo nel moto ), e che prende corpo in una estrema musicalità del verso spesso costituito da onomatopeie che rendono udibili le immagini evocate (“…Di questo Sud / Di specchi di frangenti / Danzanti sui ciottoli di rive / Snodate nel deserto delle curve…”, Nelle nuvole ).

 

       Oltre all’assoluta padronanza del mezzo espressivo e al sostenuto registro lessicale che contraddistingue la sua poesia l’altro dato che da subito colpisce il lettore è la mutabilità e riconducibilità dei sentimenti e passioni che da essa traspaiono attraverso il fondamentale rapporto dialettico tra essenza e apparenza (“…Dietro absidi scolpite nelle dune / Iscrizioni dell’attimo segnate / Dai cuneiformi zoccoli leggeri…”, Pietra sacrificale ). Tema questo peraltro già caro agli antichi, da Platone a Erasmo a Montagne, e che si esprime nella sintesi poetica e filosofica propostaci dal poeta, come anche nelle sue personali riflessioni, nei conflitti e nei suoi totalizzanti e “ancestrali” legami con l’eros: ( riconducibili talora ad eros e tanatos, ma anche a quei miti cosmogonici che collegano la figura del serpente alla creazione ), (“…Scivolavi nel fiume / Del mio letto / E di spire mortali / Mi avvolgevi. / Gioco / O preludio di morte…”, Anaconda) una sorta di foscoliana contaminatio tra la virtuosa destrezza espressiva e un romantico ma non per questo meno vero sentire simbolico ai margini di un incontro tra post- neoclassicismo e post- illuminismo (“…E il sogno / Era un gomitolo di luce / Che nessuno tesseva. “, E il sogno).

 

       Alla fine, tutti questi elementi si ricompongono in un duplice percorso poetico di cui l’autore si impadronisce ed ipotizza per sé, e in un complesso ordito se da un lato esplicita lontane ma sempre attuali valenze classiche ( “…Che culla ti fu di morte / E conoscenza estrema? / Andò perduto il plettro / Al trarupare…”, Empedocle ), dall’altro evidenzia una personalissima fabulatio poetica calata nel presente che si ricollega idealmente ad una scrittura gnomica e icastica appartenente al una alta e già consolidata tradizione,

      

       La chiave di lettura di questa raccolta di liriche va ricercata dunque, nei motivi ricorrenti dell’opera di Entità, in quella continua metamorfosi di voci armonizzanti o dissonanti, ma facenti capo ad un’ unica, ispirata, interpretatio compositiva e concettuale che ci consente di collocare la sua poesia in un contesto caratterizzato dalla variazione e dal guizzo, talora metafisico, dell’identico, della reiterazione e modulazione, cioè, di consonanze tematiche e poetiche tese all’approfondimento dei perenni, essenziali percorsi della vita ( “…E restiamo comete / A circoscrivere ellissi / In pagine di giorni / Dove la storia è inscritta / Della nostra presenza. “, Della nostra presenza )….Ciò che rende peculiare questa poesia è il surreale (“…l’attesa è vana / Di una bava di sole / Che scivoli nel cuore della biscia…”, Stagno, “ Lacrime covano spesso agli occhi di templi / E non gemmano mai…, Non tornano eroi ), ma anche la sintesi imagistica tra introspezione e psiche (“…Nascono mosti di inquietudine / Ed affanni… / Nella stiva dell’io”…, Nudi affanni ).

 

ROBERTO SEVERINO – Washington, D.C.

 

 

             Quella di Ugo Entità è vera e autentica poesia che non si richiama a nessun modello letterario precedente, ma s’impone all’attenzione del  lettore e del critico per il tono, il modo, la struttura e la tecnica espressiva totalmente personale che avvince e convince.  Il poeta aziona un manipolo di meccanismi lirici nei cui ingranaggi il flusso delle osservazioni realistiche si frange e si ricompone in confezioni stilematiche originali, procede per balzi di sinestesie e metafore in cui sembrano sostare vertiginosi avvitamenti in densi nuclei espressivi, animati da una travolgente forza elaborativa.

       L’elenco delle esplicitazioni esaurienti emerse dalla infilzante lettura del reale, brucia legami distorti e ricompone accordi sgorgati dalle scintille delle analogie, necessarie a coordinare linee denotative e connotative delle cose e degli eventi intrecciate in fulminei coaguli didascalico-elegiaci, dove la forza della ragione fissa onde emotive e zigrinature sentimentali in immagini di metamorfosi naturalistiche di crudo realismo.
       Balugina nelle rappresentazioni il fantasma di un Sud, danzante su specchi e “ciottoli di rive”, dove la decrittazione dell’enigma di una terra felice o disperata perdura nell’ambiguità oggettiva, spesso, l’apparente serenità della luce che brilla nella patinatura di versi lussureggianti e oracolari, si protende quasi lietamente sull’abisso, senza comunicare il percorso della segreta dannazione, ma con la forza di una colloquialità in apparente, ma direttamente nutrita di illustrazioni orchestrate con binomi monousi e con saldature nominali e verbali di assoluta originalità…
       Si vedano, a tal fine, le locuzioni figurali: “Stoppie di passi”, “corsari di versi”, “muschi archimandriti”, ecc…che, assieme al gioco delle assonanze, dimostrano la non accostabilità a nessun altro poeta.
       Le immagini affascinanti, spesso forgiate con neologismi, incastonati nel lampo dell’invenzione simultanea e tagliente e convocate a scandire una pluralità tematica, servono ad epifanizzare il percorso dell’uomo dalla dimensione della caducità alla trasparenza metafisica dell’universo, dopo aver attraversato spazi e precipizi, che non sono riusciti a trascinare il poeta verso il nulla, che invece, è emerso alla luce celeste, con la sacralità della parola poetica preziosa ed alchemica.

 

CARMELO ALIBERTI  (Il Convivio 2007 pag. 369)

 

 


UGO ENTITA' - LETTURA DI POESIA - ANNO 2005


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