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JAMES MERRILL

 

FAREWELL PERFORMANCE


for D.K.

Art. It cures affliction. As lights go down and
Maestro lifts his wand, the unfailing sea change
Starts within us. Limber alembics once more
Make of the common

Lot a pure, brief gold. At the end our bravos
Call them back, sweat-soldered and leotarded,
Back, again back – anything not to face the
Fact that it’s over.

You are gone. You’d caught like a cold their airy
Lust for essence. Now, in the furnace parched to
Ten or twelve light handfuls, a mortal gravel
Sifted through fingers,

Coarse yet grayly glimmering sublimate of
Palace days, Strauss, Sidney, the lover’s plaintive
Can’t we just be friends? Which your breakfast phone
call
Clothed  in amusement

This is what we paddled a neighbor’s  dinghy
Out to scatter – Peter who grasped the buoy,
All it contained. Past

Sunny,  fluent soundings that gruel of selfhood
Taking manlike shape for one last jeté on
Ghostly – wait, Ah! – point into darkness vanished.
High up, a gull’s wings

Clapped. The house lights (always supposing, caro,
Earth remains your house) at their  brightest set the
Scene for good: true colors, the sun-warm hand to
Cover my wet one…

Back they come. How you would have loved it. We in
Turn have risen. Pity and terror done with,
Programs furled, lips parted, we jostle forward
Eager to hail them,

More, to join the troupe – will a friend enroll us
One fine day? Strange, though. For up close their magic
Self-destructs. Pale, dripping, with downcast eyes
they’ve
Seen where it led you.


RITO DI ADDIO


 L’arte. Cura il dolore. Si spengono le luci, il Maestro
Solleva la bacchetta: puntuale le metamorfosi marina
Ha inizio in noi. Flessibili alambicchi ancora
Una volta mutano il destino

Mortale in puro, breve oro. Alla fine le nostre ovazioni
Li richiamano in scena, madidi di sudore, in calzamaglia,
Ancora, più e più volte – qualunque cosa pur d’illuderci
che non sia finito.

Te ne sei andato. Ti avevano attaccato come un raffreddore
La loro  aerea brama di essenza. Ora, ridotto nel forno
A una dozzina di manciate leggere, rena mortale
Setacciata fra le dita,

Opaco, ma ancora capace di grigi barlumi, sublimato di
giorni
Principeschi, Strass, Sidney, il lamentoso, amabile
Non potremmo essere solo amici? Che la telefonata a
colazione
Vestiva di divertimento,

Questo per disperdere in mare remammo la piccola barca
Del vicino – Peter, che afferrò la boa, io che tenni
L’urna sott’acqua, liberandola di ciò che conteneva.
Oltre soleggiati, fluidi

Scandagli, quel semolino di identità, prendendo
Forma umana per un’ultima figura di danza sulla punta…
Ah! Aspetta! – spettrale, svanì nell’oscurità. In alto
Le ali di un gabbiano

Applaudirono. Le luci di casa (sempre supponendo, caro
Che la terra rimanga la tua casa) al massimo splendore
Fissarono la scena per sempre: colori veri, la mano calda
Di sole sulla mia bagnata…

Ecco, ritornano. Quanto ti sarebbe piaciuto. Anche noi
Ci alziamo. Stremati dalla pena, dal terrore, piegati
I programmi, le labbra aperte, ci facciamo largo a spinte,
Ansiosi di acclamarli,

Anzi, di unirci! Ci scritturerà un bel giorno un amico?
Ma…strano! Da vicino si autodistrugge la loro magia.
Pallidi, grondanti, occhi volti in basso, hanno visto
A che ti ha condotto.

 

 

 
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