spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
ENZO MAZZA

 

EPIGRAMMI

   

FINZIONI

 

I poeti si fingono senza invidia

alipedi, svagati.

Siedono al caffè, indugiano in trattoria

centellinando astrusi crittogrammi.

Sognano, senza dirselo, di mettere al sole

i loro prodotti improduttivi,

di rubarsi un Tornasole.

   

PESCI

  

Nei salotti dove nuotano i pesci

della tua specie, fabbrichi innocui strali.

Affoghi nelle cattedrali.

Con le tue vischiose paure

non riesci neppure

a esercitare il peccato.

Per ogni tuo conato

ti darei un manrovescio.

   

FRATTAGLIE

  

Smettila di abbarbicarti ai tavoli,

di rubare il sale, di osannare

agli spermatozoi.

Mastica altrove le tue frattaglie.

Ti batte il cuore solo

quando vedi una svastica.

   

UN NIBBIO

   

Un poeta telefona: che schifo

Quella luna di Quasimodo,

quei luminari sospesi

prima e dopo la Bibbia.

Ne abbiamo fatte le spese.

Quasimodo è un nibbio,

certamente svedese

più che siciliano.

   

STAR

   

Diva dalle bianche braccia,

tutta ossigeno, carne

senza biografia,

animale femmina

da un milione di dollari,

la morte scherzosa ti ha trovata

senza animale maschio.

   

STILEMI

   

Oltre l’argine ermetico,

forse inventerai nuovi stilemi,

farai scricchiolare le giunture

del tuo sarcofago metrico.

Tra ipotesi, speranze, congetture,

vivrai per mietere premi.

(Da poco sono spenti

Sui cipressi, sui muri fiesolani,

i pennelli di Risai).

   

LA GRAZIA

   

Il giovane prete si muove con grazie

tra il messale e le ampolle.

Si gira, si rigira, alza le mani senza vene,

accenna gesti vaghi. Tra le scapole

sente gli occhi puntati dei parrocchiani..

Genuflesso,

rimane immobile più del consueto,

calcola l’effetto.

   

OSTRACISMO

   

Avido di brezze mediterranee,

rovesci il tuo binocolo, lo punti

dal centro di Milano

su un formicaio di reprobi

collettivizzati.

Tante pulite sconcezze

ti danno l’ostracismo.

In codesta città dove le cose

vanno lisce per tutti, sigli ancora

qualche amaro corsivo.

La tua spina fa sangue. Si capisce

che muori dalla voglia di morire. 

   

TEST

   

Nell’ufficio del settimo piano, l’editore

sprovincializzato, edotto

di mercati e macelli,

ammanetta il critico ufficiale,

gli pialla, gli sonda il cervello,

glielo pesa al milligrammo.

Toltagli la bile,

accarezzata la sua lana d’agnello,

ritocca l’entità

dell’assegno mensile.

   

ELEZIONI

   

Al Cottolengo nel ’53,

paralizzati, idioti, moribondi,

o, uccelli delegati, preti e monache

dalla parte di Dio contro il demonio,

per una sana politica votavano

democrazia cristiana.

   

SILENZIO DI PINTOR

   

Una sera alle Giubbe Rosse

tacquero i pappagalli

al silenzio di Pintor.

Era venuto di passaggio

in panni militari.

Stette per un pò seduto

con le mani aperte sui ginocchi,

lo sguardo assorto

di chi vede in se stesso.

Se n’andò per tornare

morto

nei discorsi degli altri

    

CINEDO

   

La tua faccia magra, quel filo di bava,

il modo di passarti sulle guance

le mani stanche,

denunciano la tua arte,

le tue notti bianche.

   

SETTE ORATORI

   

I sette oratori seduti

s’odiano tacitamente,

ma i devoti passano agli atei

la caraffa dell’acqua,

ne ricevono un sorriso.

   

RIMASUGLI

   

Da una berlina nera,

con la grassa faccia felice,

masticando rimasugli di cibo

e litanie,

il porporato benedice

scribi e farisei

   

MISTICA

   

All’occorrenza, mistico del sesso,

prendeva le donne sul nudo pavimento.

Curandosi l’ulcera, sbarrando occhi feroci

in faccia alle plebi

questo poveraccio in bombetta,

immortalato in marmo, in bronzo, in gesso,

sculacciò l’Italietta, la riempì

di legioni, di consoli, di stronzi

 

 

 
< Prec.   Pros. >
spacer.png, 0 kB
spacer.png, 0 kB
 
Web Design by Ugo Entità & Antonella Ballacchino - Web Master by Miky
download joomla cms download joomla themes