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ARTURO SCHWARZ, illustrazioni di ALBERTO ABATE

 

 

   

Considero l’amore il più potente strumento di conoscenza e quindi di

Liberazione: per più di sessant’anni ho privilegiato quasi esclusivamente

Poesie d’amore.

 

                                                                                   Arturo  Schwarz  

Il giorno nuovo ha un sapore di morte

la luce ha i colori della notte in lutto

il riso è un lamento di urli soffocati

il pianto è un vestito di sangue fresco

 

il sole è affogato nel lago delle ceneri

gli alberi sono fulminati e i fiori stinti

si ode soltanto un silenzio di fuliggine

si vede solo la traccia dei giorni felici

 

i ricordi l’inseguono per farlo soffrire

perdutamente solo con i pensieri

vuole dimenticare pomeriggi d’amore

le ossa del cuore sono marmo gelido

gli occhi bruciati da lacrime ardenti

è morto ma ancora non l’ha capito

  

la finestra è chiusa

la camera è buia

le stele spente

come l’amore

 

indimenticabile

  

*

 

  

lo sparviero sfoglia un calendario

fermo sulla pagina della nudità

dietro alle sue spalle guardo

il moto catturato dai suoi seni

coppe di miele di fiori d’arance

volo imprevedibile di farfalle

 

Appare il suo pube persistente

Come la memoria del bambino

spaventato dal buio del bosco

 

sono Pollicino perso nella foresta

per ritrovare la via del suo cuore

semino di bianchi sassolini d’amore

il labirinto oscuro del desiderio

 

ma non faccio in tempo a ritrovarla

lo sparviero ha già voltato pagina

e su quella nuova

in piccoli caratteri

leggo la parola fine   

*

 

   

la mano ancora tremante

ho inciso il suo nome

nella carne dei giorni

 

torna in mente il mare

a volte fracassa le rocce

e cancella la spiaggia

la rabbia è la sua

 

rivedo i suoi occhi

il canto delle stelle

è sparita dallo sguardo

come è scomparso

anche l’amore

 

Vorrei che tornassero

a splendere come prima

per donarle la felicità

che non ho saputo darle

 

il fulmine cade nel bosco

non sceglie l’albero amato

questa notte è toccato a me

 

la sua mano di luce

non spegnerà il buio

nelle mie pupille

 

né più apparirà nei sogni

per cacciarne gli incubi

 

è sera

sempre

 

  

*

 

  

la notte sostiene la casa

le imposte sono chiuse

e così pure la porta

 

al di là s’intravede appena

il sentiero della solitudine

nessun cartello indicatore

ma conosco la strada

per averla seguita

tante volte

senza voltarmi

il cuore ferito

il passo sicuro

 

il silenzio piove

respiro l’assenza

 

la luce è spenta

sulla punta del molo

 

la terra a un tratto

si è fatta più pesante

  

*

 

  

Fui incarcerato nella prigione di Hadra ( Alessandria d’Egitto ) dal

Gennaio 1947 al 15 maggio 1948, accusato di lesa maestà ( all’epoca

Regnava Faruk I ) e per avere organizzato la sezione egiziana della

IV. Internazionale ( Trotzkista ). Il 15 maggio 1948 ( quando una

coalizione di paesi arabi aggredì lo stato d’Israele, proclamato

quel giorno ) fui trasferito, grazie all’intervento della Croce Rossa

e come tutti gli altri prigionieri ebrei, al campo d’internamento

d’Abukir, dal quale, a seguito dell’armistizio di Rodi, fui espulso

in Italia all’inizio dell’aprile 1949.

 

 

   

lo sapevano

quelli di Hadra

non si vive senza luce

così per 15 giorni

nella cella un sole

che mai tramonta

poi l’eclissi totale

per altri 15 quando

sull’orlo della pazzia

il bagliore tornava

doloroso e accecante

 

lo sapevano

quelli di Hadra

non si vive senz’acqua

un bicchiere ogni 4 giorni

quando la lingua è legno secco

e la bocca dura e dolente

speri solo di morire

allora davano un calice

d’acqua sporca e amara

 

lo sapevano

quelli di Hadra

non si vive senza cibo

così ogni tanto

un pezzetto di pane arabo

poca farina e molta sabbia

mista a zampe di scarafaggio

che scricchiolavano sotto i denti

per completare molli fave bacate

i vermi per le proteine

 

i primi giorni non riesci

a trattenere nulla

 

si può vivere senza unghie

così me ne liberarono

senza fretta

una alla settimana

per dieci settimane

 

non si vive senza speranza

non riuscirono a togliermela

credo nella nobiltà dell’uomo

 

ieri in aeroporto mi hai dato

un bastoncino di cioccolato

ripieno di cocco

manna per l’affamato di te

 

dimmelo

dimmelo tu

come potrei vivere

senza la luce della tua mente

l’acqua del tuo parlare

il cibo del tuo corpo

la speranza del tuo amore

 

dimmelo tu che sei

bellezza e conoscenza

verità e libertà

 

tu che sei

felicità

 

 

  

Da        Sombres Dimanches 

            Edizioni sottoscala       collana  Narcisi      2005

 

 

 

Nell’erbario Hortus sanitatis ( Lubecca 1492 ) il narciso è rappresentato

come un fiore doppio con due figure al centro delle corolle. Il narciso porta

con se l’idea dello specchio, quindi del doppio. La poesia e le immagini, si

osservano, riconoscendo in se l’immagine dell’altro deformata, come nel

mito, dai riverberi dell’acqua e dall’oscurità dell’abisso.

Il disegno che contrassegna la collana è di Jean-Michel Jacqet.

 

 

   

 Arturo Schwarz è nato ad Alessandria d’Egitto nel 1924. Poeta e saggista, si occupa

di arte moderna e contemporanea, di Surrealismo, di Dadaismo, di Cabbalà, di Alchimia.

E’ stato curatore della sezione Arte e Alchimia della Biennale di Venezia nel 1986 e

della grande mostra del Surrealismo  palazzo Reale di Milano nel 1989. Ha insegnato

in alcune delle più prestigiose università americane e israeliane.

La sua attività poetica comincia nel 1945 con la raccolta Papier hygiénique ( Culture

et  Progrès, Alessandria ), pubblicata con lo pseudonimo Tristan Sauvage. Seguono altre

tre raccolte in francese: Avant que le coq ne chant ( 1951 ); Malgré tout ( 1952 );

Choix de poèmes ( 1956 ) pubblicati dall’editore parigino Pierre Seghers. Nel1967 pub-

blica Il reale assoluto, prima raccolta in italiano, l’ultima, dal titolo Ouverture, è pub-

blicata nel 2002 da Moretti & Vitali. Molti testi sono apparsi in edizioni numerate a tira-

tura limitata, tra questi ricordiamo Questa notte vorrei perdermi della nostra casa edi-

trice.

Tra i saggi più noti ricordiamo: La sposa messa a nudo in Marcel Duchamp, anche (Einaudi,1974); Man Ray. Il rigore dell’immaginazione (Feltrinelli, 1977); L’im-maginazione alchemica ( La Salamandra, 1979); Il culto della donna nella tradi-zione indiana (Laterza,1984); La luce dell’amore (Tema Celeste, 1994); L’avven-

tura surrealista, amore e rivoluzione, anche (Massari, 1997); Cabbalà e alchimia

(La Giuntina, 1999); L’immaginazione alchemica, ancora (Moretti & Vitali, 2000).

 

 

Disegni di Alberto Abate

 

 

 

   

 

 

 
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