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ATTILIO SCIMONE di FRANCO SPENA

 


Il paesaggio di Sicilia con le sue molteplici sfaccettature, quasi un palcoscenico senza tempo nel quale si leggono forti i segni del mito, della storia e della cultura, è il protagonista della mostra che Attilio Scimone ha inaugurato a Caltanissetta nei locali dell’Ex Circolo di Compagnia in Piazza Garibaldi. E in effetti il titolo della mostra, “The Scene – Sicilian landscape”, che è accompagnata da una pregevole pubblicazione, per i tipi raffinati delle Edizioni Elettra, esalta il carattere di un paesaggio inteso come un grande teatro nel quale ogni elemento è attore di un racconto che sembra avere  radici senza tempo che agiscono in un “vicendevole identificarsi di natura e di storia”, come dice nel testo di presentazione Diego Mormorio citando Rosario Assunto, filosofo nisseno, che ha fatto dell’estetica del paesaggio la base della sua filosofia. Il tempo infatti sembra essere sospeso, immoto, e le “scene” del paesaggio appaiono, nelle immagini fotografiche, quasi distanti, lontane, godute dal fotografo attraverso un atteggiamento che conduce alla contemplazione piuttosto che alla descrizione. In questa lettura fa da protagonista la luce, sempre presente, una luce solare, di taglio mediterraneo, vissuta come un manto morbido che accarezza le forme che appaiono nello sguardo di Scimone, quasi amate, delicatamente comprese in un apparato compositivo che ne esalta la bellezza.
Per questo il paesaggio che  Attilio Scimone mette in scena, ritaglia, appare più che un paesaggio trovato, un paesaggio cercato, quello che corrisponde a una maniera di sentire e di vedere la realtà, che obbedisce ai canoni di bellezza che avverte dentro, una bellezza incantata che già il paesaggio siciliano possiede e che risulta esaltato dalle foto dell’artista. Sono dunque “corrispondences”, corrispondenze affettive, direbbe Baudelaire, le sue fotografie, che portano con sé la storia di un solitario relazionarsi coi luoghi e coi tempi dell’immagine,  ma anche di una passione che, al di là dello scatto, si spinge oltre la pratica del documentare per esprimere il desiderio di cogliere nella realtà il volto di una Sicilia che ama e che già esiste nel suo immaginario.
Dice Paul Virilio che nel nostro tempo veloce e breve abbiamo cancellato dalla nostra esperienza la nozione del viaggio, quella “peregrinatio” - avrebbe aggiunto - Tomas Marton – quell’andare viaggiando che era una pratica di esperienza di persone e di luoghi, una formazione di cultura, acquisizione di conoscenze, un esercizio dello sguardo che faceva della sosta momento di riflessione e di relazione, momento per operare resoconti di un arricchimento umano e, tra l’altro, anche estetico; la velocità ha azzerato la distanza, e tutto ciò che rimane tra un luogo e un altro, tra la partenza e l’arrivo, rimane sconosciuto.
Attilio Scimone, come un antico viaggiatore, passo dopo passo, va alla ricerca delle sue immagini, le immagini che ama, e le coglie nei momenti più esaltanti, scegliendo le ottiche e i momenti del giorno più appropriati, più adatti a metterne in evidenza i caratteri, dimostrando che è ancora possibile affrontare con lentezza il viaggio per godere del piacere dei luoghi e della sosta come una recuperata scoperta. Si sente infatti nelle sue foto il godimento del fermarsi, del fare della sosta un esercizio estetico. Ecco perché, nella più raffinata tradizione fotografica,  finisce per produrre un documentario di immagini del paesaggio siciliano che divengono un resoconto, che passa attraverso il cuore, di luoghi di suggestione davanti ai quali l’occhio del fotografo, finalmente, si pone perché ne ritrova e riconosce gli elementi di seduzione. Così, dalle ocre dorate del Centro Sicilia agli azzurri magici delle tonnare al tramonto di Vendicari, dal bianco argento e nero dell’Etna all’Isola delle Correnti, dal rosso di Piana Grande di Ribera all’azzurro incantato di Marina di Noto, dalla “Visita alla Cattedrale di Messina” al “Tempo immutevole” dei ficus magnoloides di Palermo, si snoda un viaggio del pensiero che, spostandosi dagli interni misteriosi, nei quali il colore si fa più intenso, alle luminosità ariose delle coste, Attilio Scimone, attraverso le sue “scene” di paesaggio, ci porta a riconoscere, rileggere e anche scoprire una Sicilia così vicina e così lontana nello stesso tempo, ma sempre carica di bellezza e di fascino.
                                                                                                          FRANCO SPENA

 

 
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