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TERESA MARINIELLO, La contaminazione a Essaouira

 

Forti onde atlantiche battono con fragore Essaouira, le sue mura fortificate e incastonate in rocce frastagliate, le isole antistanti su cui volteggiano numerosi gli uccelli marini.
Si respira un’atmosfera di fascino e leggenda passeggiando nelle strade del suq , dove ti accorgi della diversità di questo rispetto agli altri: è più facile orientarsi, le stradine sono meno tortuose e più regolari. La medina, con il suo suq,  fu infatti progettata da un ingegnere europeo fatto prigioniero dal sultano Mohammed ben Abdultan nel XVIII secolo; allora la città era un porto franco per gli europei e gli ebrei che commerciavano attraverso il Sahara, il suo nome era Mogador ed era il principale porto internazionale del Marocco.
Nel suq i tanti oggetti esposti rallentano il passo, come in un museo, ma senza teche e percorsi obbligati; la prima volta con difficoltà si arriva ai bastioni perché ogni bancarella è un richiamo che fa sostare e acquistare dopo lunghe trattative. Gioielli berberi, eleganti e raffinati nella loro essenzialità, prezioso olio di Argan prodotto da cooperative di donne, e importato all’estero, maschere e statuette provenienti dal centro Africa, antiche scatole di osso di cammello e argento, e cuscini, sciarpe, cornici, strumenti musicali. E’ facile sognare, lasciarsi prendere dalle tante storie che gli oggetti raccontano, sentirsi in una città porto, di idee, scambi culturali, di incontro tra genti tanto diverse; donne velate e altre persone abbigliate in modo occidentale e alternativo abitano la stessa città, rispettandosi nella diversità, portano avanti quella tolleranza che aveva reso possibile negli anni 60 fare di questo luogo un rifugio di hippy.
Intorno, a sud della costa, attraversando terre solitarie e sbattute dal forte vento, si giunge a spiagge con spiazzi dove trovano posto piccole trattorie con cibi tipicamente africani insieme a camper alla buona ma attrezzati per lunghi viaggi. Vicino al mare un edificio bianco, una sorta di santuario, restituisce la luminosità del cielo; rimbalza la luce sui veli delle donne, sulle loro preghiere, sui riti legati alla fecondità.

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Teresa Mariniello
 

 
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