Non è passione. Sarà finita sotto il letto trascinata via dall’ultima pioggia, insieme alle dita sfilacciate sui tasti insieme alla voce frantumata in troppa parola. Sto bene con poco ora. Il volto chiaro di una bimba la sera, il racconto del testimone, il cuore gentile di Maria che sa e accende il lume anche per me. Lascio che faccia da sé. Il filo che si tesse. Ho meno parole del passato meno fretta. Niente da colmare e da cercare, un segmento io sono. Zigzando plano nel vuoto. Magia nuova priva d’affanno segreto candido giallo paglierino sulla piccola nota del la.
Per l’amico Umberto
Sei la finestra di giorno. Con i tuoi occhi vedo sentieri e acque basse vigne sdraiate nell’ocra e turchini innocenti con cobalticiani ormai sfumati. Prestami i tuoi occhi per il mistero del tarassaco il gioco del soffio la danza degli argenti. A me che ho caro e conosco la lentezza del seme, la sua tessitura nel silenzio umido.
Aspetta. Intanto il rosso rubino in calice, allunga con dolcezza le ombre e le fa tiepide. Smorzo la parola per l’odore gelsomino che non ha domanda che non ha risposta. Lo senti anche tu? Un leggero crepitio in cielo apre i portali. Sogni. Sciamano le note d’infanzia da un piano in una penombra estiva, rotola via un bottoncino si perde nell’erba umida. Tutto davvero è lontano. Alto sopra il bianco cortile.
In classe Sto bene così. Sola con le mie quattro cose. Che qualcuno si affacci quando vuole all’uscio o una risata mi riporti fuori sotto il pino marittimo. Ricordi come petali tra pagine più volte lette.
Sto bene così,ora mentre Livia mi è a fianco e sorride all’architettura ai segni che le traccio nel passaggio del testimone. Ed è qui il mio seme, si è acceso e poi perso in questi giovani bagliori che passano passano e sono adesso. Dove. Ed io qui ad esaltare una emozione perché Livia me lo chiede, con sguardo di velluto, morbido sui pesanti anfibi sul metallo di borchie e spilli. Berna. Vicino il natale Mi inchino alla grazia delle piccole stelle nordiche al loro intreccio di gemme sui rami scuri in questa alba straniera. I bei passanti si affacciano sulla soglia un attimo appena, a ricordarmi la corrente dei giorni e me a loro intrecciata.
Come gemme sorrisi e doni si spargono. L’onda sensuale che sposta e rigira più in là sulla riva, la curva dell’ala in salsedine e leggero vento di versi, l’ombroso verde della collina sotto un cielo funambolo. E ancora, da più lontano gli azzurri rovesciati su pietra lavica, le suonate di piano gentili e raccolte in conchiglie. Di questo mio lembo di mare. Lontano in risacca verso il piccolo albergo, dove la fiamma dei bianchi festosi ceri si perde nel pallore del giorno, e io ritrovo il piacere e rendo grazie ai bei passanti della mia vita. Con Rosaria Ti affacci dalle note della tua musica come da una larga terrazza. Alta su paesaggio rosso e scabro animato da venti e costellazioni. Lì si incontrano gli ori battuti da C. Parker i giochi sinuosi di B. Holiday li, la penombra ambrata di Besame mucho rimbalza su pelle di tamburo. Ed è Africa.
Tutto torna all’Africa, all’abbandono della donna fra abili mani scure, mentre in alto vorticano minuscole carte colorate e appese, testimoni di viaggi andati amori dispersi per noia o stanchezza. Torna il desiderio lo illumina il sogno notturno, si spalanca sui binari della musica. Mare di Fondi Di fronte agli azzurri del mio sud l’infanzia tra le ciglia, un carretto con ghiaccio e sciroppo passa, oltre è la rete al fianco di un uomo appena increspa l’orizzontale raccoglie piccoli doni del mare. Telline, avventura da bimbo. Agavi e tamerici segnano il limite, le voci della memoria portano lo scompiglio di una notte infantile, accampata coi tanti cugini sazia di sale e canzoni.
Nessuna orma più sulla sabbia. Sentinella il pino, mite con le sue gocce d’ambra. Angela Hai il tocco del fiore in morbidezza raccogli il vento e lo dipani. Come il giglio chiaro sull’arenile lavico fronteggia la marea, o come la campanula ammacchia le pietre in filare su campi e orti coltivati. Così con grazia discreta e un po’ dolente sui nostri fogli di fine anno ti guardo.
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