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GIOVANNI LISSANDRELLO - TESTO DI ANDREA GUASTELLA

 

Un mondo ctonio di fossili e pietre


La Sicilia non è solo arance e campi di grano distesi a seccarsi sotto un sole cocente; c’è, tra le sue pieghe, tra i recessi delle sue valli ombrose, tutto un mondo ctonio di fossili e pietre in cui la terra sembra mostraci le sue ossa, la sua sostanza numinosa e oscura. Ora, è proprio a questa segreta dimensione che, dal suo osservatorio di abitante della provincia ragusana, estrema propaggine insulare, Giovanni Lissandrello ha inteso guardare, intraprendendo il suo cammino lungo i sentieri della pittura. Un cammino che si pone, in primo luogo, come processo di modificazione interiore, come ricerca di una verità che valga da ammonimento, da invito ad abbandonare il transitorio anziché da semplice acquisizione intellettuale. Viviamo, secondo l’autore, in un’era apocalittica, e funzione primaria dell’arte è ricordarci che esistono, di là dal rumore dei giorni, colline silenziose che esistevano da prima che noi fossimo, e che di certo continueranno ad esistere – giganteschi animali addormentati – ben oltre la nostra breve permanenza. L’uomo e le opere dell’uomo sono infatti soggetti, a differenza della natura, a un comune destino di corruzione e morte; tanto vale, perciò, filtrarne le icone come attraverso un velo di grezzo tessuto e anticipare nella conseguente scomposizione delle forme gli effetti del trascorrere del tempo. Si spiega così la materia ruvida e grumosa che ricopre i dipinti di Lissandrello, li purifica da ogni estetismo o affettazione e conferisce ad essi, come mi è già capitato di affermare, una naturalezza assoluta.

Andrea Guastella 

 

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