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ENRICO BAJ - TESTO DI LUCIANO CAPRILE

 


BREVE COMMENTO SULL’APOCALISSE DI ENRICO BAJ


Il discorso “apocalittico” di Enrico Baj parte da lontano, dalla denuncia delle capacità distruttrici e autodistruttrici dell’uomo evidenziate nelle opere “nucleari” dei primi anni Cinquanta. L’evocazione del fungo atomico e i danni provocati dalle conseguenti radiazioni gli hanno suscitato a quel tempo situazioni da “day after” di raccapricciante terribilità. Non a caso la mostra di Pietrasanta presenta alcuni di questi lavori nel ruolo di introduzione al vero e proprio ciclo apocalittico avviato nel 1978 prendendo spunto dal libro di Konrad Lorenz intitolato Gli otto peccati capitali della nostra civiltà dove venivano condannati i nostri comportamenti criminali nei confronti della natura da risolversi in catastrofici boomerang.
L’ Apocalisse di Enrico Baj è un’opera composita, combinatoria, a struttura variabile che si può adattare a vari spazi. Le grandi tele dipinte con tecnica informale accolgono le sagome di mostri, di serpenti, di mani, di animali dipinti con pastelli a olio e con colori acrilici cui il supporto in ovatta fornisce consistenza e palpabilità. Si evidenziano particolari riferimenti iconografici e essenziali ai lavori di Picasso (per la costruzione delle figure), di Pollock (per il dripping), di Seurat (per i fondi pointilliste), di Arp (per certe sagome) e a una certa cultura medievale e popolare del mostruoso.
L’ Apocalisse veniva considerata da Baj come un “work in progress”: successivamente al 1979, anno della prima esposizione allo Studio Marconi di Milano, sono stati aggiunti ulteriori elementi che hanno man mano arricchito le mostre dedicate a tale articolata opera. Anche perché le cose a livello planetario tendevano sempre più verso una vocazione catastrofica. A partire dal 1999 Baj aveva inserito in questo discorso alcuni grandi teli, realizzati col metodo del dripping, dedicati alle storie di Gilgameš che in effetti accolgono i visitatori nell’attuale circostanza. Un modo di aprire e di chiudere un discorso artistico e un ricorrente monito che dovrebbe toccare le coscienze di ciascuno.

Luciano Caprile

 
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