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GIOVANNI OCCHIPINTI

 

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FATTI, LUOGH, INCONTRI, AFFETTI

Il destino dei versi “occasionali” è già nel sostantivo “occasione”, da cui, appunto, l’aggettivo derivato.
Brevissimo preambolo per dire che Le occasione del verso è una raccolta nata e costruita quasi accidentalmente, nel senso che una buona parte di essa nasce da un invito (una “commissione”) o è comunque legata a un avvenimento, a ciò che accade (quod accidit). Da qui, la transitorietà e la precarietà proprie dell’occasione, che va colta al suo passare. Nel nostro caso, questi versi, legati a un luogo a un incontro a una situazione agli affetti si accendono per subito spegnersi. Il loro “occaso” ovvero l’”occidente” è insito nella condizione della loro stessa natura di versi d’occasione.
Tutto questo per introdurre alcune poesie tematiche, talora affidate a un tessuto descrittivo che trova la propria forza nella spinta ironica o in quella polemica o del sentimento (diverso è il discorso per la sezione Luoghi e affetti), tutt’altro che espressionistiche e, in generale, non convenzionali.
Il Goethe parlava di una “poesia di occasione come “incentivo” e “materia” forniti dalla realtà; e
secoli prima l’Ariosto confessava: “Piglio l’occasione che s’appresenta…”. Che è poi un modo di illudersi di poter fermare le occasioni nel tempo ovvero il destino della loro evanescenza. Ma è possibile a un poeta arrestare le dissolvenze temporali o ricomporle? Catturare ciò che fugge e riporlo nello scrigno della Parola poetica, per riaprirlo tutte le volte che ne abbia voglia o per esorcizzare il malessere della nostalgia?

Giovanni Occhipinti

 
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