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ALDO FORBICE

 

CERTEZZE  INCERTEZZE

 

Avevo guardato i tuoi occhi neri,
impenetrabili, assenti, senza più l’ombra
del sorriso.
Orfani della gioia come ogni angolo
del tuo corpo, del tuo viso, delle tue mani.
Un’assenza che abbacina,
in una grigia dimensione senza tempo,
perduto in uno spazio infinito.
Ma il mondo è costellato da troppe ombre,
da certezze-incertezze così precarie, così volatili,
così illusorie, così funeste.
Le tue fughe erano pur sempre una gioia,
la sicurezza che vivevi il tuo tempo,
mentre si consumava il mio.

 

UN SEGNALE


D’improvviso, il panico,
un senso di vuoto che gela, ti paralizza,
terrorizzato.
Non capisci, ma senti una brezza-
di libertà, di primavera, di imprevedibile allegria-
Quella brezza ti sferza, ti rianima,
ti percuote, prima dolcemente, poi con vigore,
quasi con violenza.
Quel panico sembra scomparso,
annientato, incenerito,
volato via, ma non per sempre.
E’ stato solo un segnale,
amaro e inquietante.
Ma con un sorriso stregonesco sei ricomparsa
“Che facciamo stasera?”, hai detto.
E il gelo è ritornato, d’improvviso.

 

23 SETTEMBRE


E’ il 23, il 23  settembre,
ma potrebbe essere il 7 agosto,
il 15 o il 20 di qualsiasi mese.
Che cosa cambia quando tutto cambia?
Se il filo s’interrompe, se i flussi cambiano
direzione e si incanalano in canali inquinati
o completamente asciutti?
Quel vento torrido è diventato gelido,
d’improvviso, appena il calendario sbiadito
ha scandito come un vecchio orologio, il 23.
Che cosa ricordare? I ritmi, la febbre, le angosce,
il fascino tumultuoso di pensieri, progetti, incontri,
con  il fardello di speranze, illusioni, illuminazioni
amarezze, gioie e delusioni quotidiane.
Grazie, caro 23, perché forse sono ritornato
ad essere normale,
come milioni di esseri umani.
O almeno lo spero.

 

SENI NERI SENI BIANCHI


Mi hai detto: “Aspetta, quel vento cesserà, è torrido
ma non brucerà le foglie, asciugherà il sudore…”
Ti sbagliavi quel vento portava alla follia,
inaridiva cervello e volontà,
inceneriva, intristiva, illanguidiva ogni tenerezza,
ogni desiderio.
Eppure era così morbosamente prepotente
ogni impulso, ogni stimolo, ogni odore.
Così come era accecante il tuo sguardo,
penetrante, aggressivo, sferzante.
Ma quel vento, mostruoso, assurdo,
innaturale, bruciava tutto, anche i pensieri,
anche i sogni.
Al punto che i tuoi capelli neri, i tuoi occhi neri,
le tue labbra nere, le tue mani nere, i tuoi seni neri
apparivano incredibilmente diafani o forse bianchi.
Non lo so più, ormai.

 

BAMBINI ADULTI


Sì, certo, ti ho cercato, ma invano.
Sognavo le mani diafane, i tuoi occhi di pece,
il tuo sguardo severo, assorto, inquieto,
i tuoi capelli saraceni, di brace, lucidi.
Eppure sentivo, dopo anni, l’umido delle mie lacrime.
Piangere è liberatorio, avevo sempre sentito dire.
Un dolore, come una spada trafitta, che pensavo non appartenermi,
invece mi possedeva profondamente, intensamente, senza soste.
Pensavo ai tuoi occhi, ma altri occhi  feriti, insanguinati
rivedevo ora in contrade così lontane e così vicine a noi.
Fumo, fiamme, polvere, sirene, terrore ovunque.
Cercavo i tuoi occhi ed ho visto maschere di morte,
anche di bambini diventati subito adulti
e sepolti dalla cenere nera, da tante lacrime, ma
anche da cinica indifferenza.

 

QUEI RELITTI DELLA MEMORIA


Quel silenzio assoluto che ti rabbrividisce
un suono ossessivo, lungo, ininterrotto.
Che cosa puoi sentire nell’orrore, nel sangue,
nel pianto disperato delle vittime?
Nelle carni lacerate, bruciate, dilaniate dalle bombe,
dai proiettili, dai machete?
Eppure avverti nell’annientamento
delle coscienze, della razionalità, della ribellione
quel senso indistruttibile della giustizia,
della dignità, della libertà, della tolleranza.
Sono queste parole vuote, relitti della retorica
o il segno vitale che l’uomo vive, convive,
con le mostruosità che sono dentro di lui?
Me lo chiedevo dieci anni dopo Srebrenica,
11 anni dopo il Rwanda,
25 anni dopo la Cambogia,
60 anni dopo Auschwitz,
50 anni dopo i gulag
90 anni dopo Costantinopoli
e mentre tanti altri genocidi sono ancora in  corso.

 

COME I ROSPI


Versi per sopravvivere, hai detto.
Come l’aria, come l’acqua, ma anche quelli
sono drogati, avvelenati, contorti,
rospi a volte.
Finiscono nei cunicoli del cervello, dilatano le pupille,
gelano labbra già screpolate e paralizzano
cuore e corde vocali.
Versi per pensare, forse.
Ma vibrano, scuotono, frustano, sanguinano.
Versi per evadere, ma la fuga non ci salva.
Mai.

 

    Aldo Forbice, giornalista, scrittore, curatore e conduttore da 12 anni del notissimo programma radiofonico quotidiano “ Zapping “, ha lavorato per quasi venti anni in tv, come inviato, curatore e conduttore di programmi. E’ stato autore di numerosi reportage e inchieste per RaiDue e caporedattore per sei anni del Tg1. A Radio Rai è stato per molti anni, prima vice direttore del Gr3 e poi del Giornale Radio. Ha pubblicato circa quaranta saggi di politica, storia e sui diritti umani. Fra gli ultimi libri: I signori della morte e Orrori. I crimini sui bambini nel mondo ( Sperling & Kupfer ), I bambini e la guerra, con un altro autore ( Rai Eri e Nove Muse ). Ha ricevuto, negli ultimi anni più di ottanta riconoscimenti, italiani e stranieri, per il giornalismo, la saggistica e il suo impegno per la tutela dei diritti umani, fra cui il Premio per il giornalismo Saint Vincent 1999, il Premio Echo dell’ Unione Europea ( Vienna 1998 ), il Premio per il giornalismo impegnato in attività sociali, Sodalitas ( Milano 2002 ), il Premio Maria Grazia Cutuli ( Foggia 2003 ), il Premio Antonio Russo ( Francavilla 2003 ), il Premio per la radio di qualità al IV Premio Festival della Televisione italiana ( Trieste 2003 ), il Premio internazionale Ignazio Silone ( Sulmona 2003 ), il Premio Domenico Rea ( Empoli 2003 ), il Premio Rosario Livatino ( Giarre-Riposto 2004 ), il Premio Salvo Randone ( Agrigento 2004 ), il Premio Satiro d’oro ( Mazara del Vallo 2005 ), il Premio Città di Salò ( 2005 ), il Premio Bonifacio VIII ( Agnani 2005 ).
    E’ editorialista di diversi quotidiani, fra cui “ Il Giornale di Sicilia “, il “ Resto del Carlino “, “ La Nazione “, “ Il Giorno “, “ Il Gazzettino “ e di “ Panorama “.
    Ha pubblicato molte raccolte di poesia, fra cui: Sisifo, ovvero Zapping ( Campanotto ), Bagnomaria ( Lietocollelibri ), 37 Poesie d’amore e di morte e La coda del coccodrillo ( Libri Scheiwiller ).
Sue liriche si trovano in numerose antologie, agende, calendari, italiani e stranieri. Ha vinto diversi premi: il Premio speciale Camaiore 2001, il Laurentum 2002 e il San Domenichino 2004.
    Fa parte di molte giurie letterarie, fra cui l’ Estense ( Ferrara ), il Camaiore, il Boccaccio ( Certaldo-Siena ), Giuseppe Dessì ( Villacidro-Cagliari ), Antonio Russo ( Francavilla-Pescara ), Maria Grazia Cutuli ( San Severo-Foggia ), Città delle Rose ( Roseto degli Abruzzi-Teramo ), Letteratura di guerra ( Cassino ).
    E’ direttore di “ Umanità “, l’appuntamento annuale sui diritti umani ( con convegni, tavole rotonde, cinema, teatro, musica e poesia ) che dal 2005 si svolge nel Palazzo Doria di Valmonte ( Roma ).
    Dal luglio 2005 è presidente della Fondazione Ignazio Silone. 

  Nel gennaio 2006 il presidente Ciampi lo ha nominato Commendatore della Repubblica.

 
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