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ROBERTO FERNÁNDEZ RETAMAR

 

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Roberto Fernández Retamar, Cuba, 1965

           (Foto di Paolo Gasparini)


CHIAMA


Un uomo tutto sangue chiama insiste chiamando
digrigna la sua voce dentro le mie radici
scioglie la sua cintura rossa sopra i mie occhi
un uomo terrenale destinato incessante
un uomo come i tutti che dalla linea umile
delle vene sta parlando e incrocia
la sua cornetta i suoi metalli fraterni.

Perché la notte non anticipi le sue ali zitte
e ombra a ombra ci inondino
perché la nostra vita non sfugga al suo cappello
per luce e carbone
c’è un uomo che suona e canta lacrime
sulle nostre origini alzato un uomo in piedi
dove la voce comincia a farsi aria
dove il sangue finisce d’esser sangue.

Qualcosa come un ritorno alle nostre ossa
-siamo venute a occupare il posto della pelle-
come una scoperta delle dita
estrae il suo verbo incarnato la sua dimensione di fango
il suo elementare amore di cieli e di acque
e scuote il territorio delle ali inutili
-provincia muffita di maschere e fumo-
e accorre con spade e con alberi
con pianto e con pioggia con canzoni umide
perché non si dimentichi il sapore della rosa
e davanti al dolore di passaggio non si chiudano gli occhi.

Un uomo tutto sangue che chiamando insiste.

 


SAN  JUAN  DE  LA  LA  CRUZ
                                 La musica zittita
                                 la solitudine sonora


Per te la croce suona
e la notte tenace ti si illumina
vena aperta
rovesciata miniera
d’oro e di sangue fine incendiato.

Ma il tuo udito profondo
i tuoi sguardi sagacemente fermi – frecce
arrivano al cuore planetario
alle carceri strette
delle cose ancora non fatte.

con la tua fronte ostinata
(morde la notte con la spada d’acqua)
tu riarmi dal nulla
queste ali che non perdono mai
la loro vita e questo lungo verde.

E anche questo suono di fiamma
nel suo moto sicuro
e questo gemito bruciato
- che accresce il tuo momento –
con le tue mani dietro i cieli.

E un volo smisurato
frecce dietro colombe
che procede oltre cieli
dalle fresche colline dei prati
cui ti affacci azzurrandoli.

Tu costruisci la rosa così
freneticamente decisa
verso la farfalla che
dipende la sua vita da
questo incontro violento questa ferita.
E piovi le tue rosse labbra
discendi furenti mani affamate
dietro gli occhi in argento e
le dita fraterne
del campo biondo dei minti canuti.

La fattoria di fango ha già perduto
con te l’indecisione già ascende:
e io mi ti racconto con amore
ma la tua lingua fende più di quanto
io  non dica

                             e accende i sempre.

 

LA VISITA


E’ stata qui camminava in un modo strano;
come chi cercasse un’antica cartapecora sorrise.
Lo strascico delle parole si liberava dalle sue foglie polverose
e accresceva i silenzi.
Conosceva i tuoi connotati i tuoi minimi rumori (sorrideva).
Lasciò disperse qua e là alcune laminate domande:
nel rumore dell’albero vicino sopra la tavola
che leali carte questa volta non vigilavano
nel bicchiere sopra piatti amichevoli
sotto le tovaglie che le proteggessero (quel brillìo) forse nell’urgente
nel delicato nell’inesauribile mondo dell’aria.

 

LA REALTA’


Non retrocede: sta offrendosi
di rumore in avverbio calando
dagli alberati alle conversazioni
rinnovata incessante
senza deliqui senza mai tardare.
Fiume vivo di tutto – bocca
che è canzone e oggetto
che la canzone esalta
mondo ancora lodabile e in questo
bosborigma di lettere in cui tento
di ridirlo – e la mia mano anche
L’anima forse.

Se tu non retrocedi ch’io non ceda
in te che mi sei – e sguardo
della tua acqua e labbro
luogo del tuo gran viso
il cui riposo è crescere di più.

 

DA QUESTO LATO SAPUTO


L’allegria che tu esista mi ha riempito di allegria;
perché tu stavi lì – desegnata nella vita
da questo lato saputo delle cose – e stavi
con la grazia del fiume che traccia il suo disegno
ignorandosi ingenuo e da conquistatore – e con
la tua meravigliosa certezza dell’alba quando
distrattamente organizza una mandria di canzoni.

Però manca un colpo un salto un affacciarsi
(all’improvviso l’albero sente che il suo legno
pulsa è una carne di case e allo spazio
scioglie circoli libera foglie)
                                         Bisogna sognare
la fiera rottura l’inesplicabile
camminare della morte se la sorprendi rivela
sull’altra faccia una dolente saggezza: gli spaventi
che m’inflissero il volto nudo della vita
segnalarono allora il peso delle tue mani
la significazione delle tue unghie i tuoi occhi
che dolcemente esistono. Quando è tornato adesso
al suo posto. Ho levato le braccia con gratitudine perché
tu  eri perché tu andavi fra le ore: ci si dava una tregua
in argenti una bella agonia un continuare.

 


UN SALUTARE GLI AMICI

 

Io sono un vecchio conoscitore d’alberi
e ho passato la vita dialogando
con i verdi ombrosi cavalieri.

- Buon giorno – pioppo – desiderato
dal capro e dalla formica
fruttificato di scaltrezza.
                                         - Buona sera,
lauro grave crepuscolare maestro
così vivo tra le ombre
che ombra sono le tue foglie giuste
e ombra il tronco e ombra i tuoi piedi.

- Buona notte – infine – cipresso.

 


COLUI  CHE  E’  TORNATO

Il mio quartiere, l’ambito preciso dell’infanzia.
                                                              Borges


Come viaggia dietro l’omnibus tutto quanto il quartiere…
sventola fiammeggiando grande vela di pietra sdraiata sul cielo
dove grandi bestie violacee trasportano il crepuscolo.
Sono appena le fronti morsicate delle case quelle che ho visto
ardere a mezzogiorno nelle fredde mattine svegliarsi
zittirsi solitarie nel centro della notte.
Io le conosco: vedo focolari nelle loro pietre
e versano una pioggia di realtà.
Adesso camminando posso sapere di dove questo tronco marciapiede
o il bordo polveroso di quella strada
o questo inconfondibile rumore o quell’odore che si alza
conservando una musica che solo il mio orecchio afferra.
E tutto adesso raccolgo e riunisco e lo sento
all’entrare ancora una volta nel delicato spessore del suo regno
anche se queste carte acidamente macchiarlo possano.
Nelle sue viscere selva che mi pulsa attorno
penetrando discendo e ritorno e me ne vado a cercarmi il cuore.

 


GIUDIZI  PLANETARI  SU  UN  POETA  CUBANO  PLANETARIO

“ His poetry was the first to make its mark after the decline of hermeticism. His early influences were French, but he gradually evolved his owen conversational manner, which is at his best in the poms with European settings. Ancient Greece, painting and architecture were his first subjects, but later his social concern increased”.

J. M. Cohen, Wriers in the new Cuba, an antology, Penguin Books, London, 1967.


“ En Cuba, la revoluciòn de Fidel Castro y la   implantaciòn de un régimen de tipo comunista créo, entre los poetas, un ànimo nuevo. Aun aquellos que, antes de la revolution, se habien distinguido por la finura de su lirismo personal, ahora aprendieron a cantar los temas de la colectividad, sintiéndose parte del radicalìsmo experimento politico.

Enrique Anderson Immbrt, Historia de la literatura hispanoamericana, II, Epoca contemporanea, Fondo de Cutura Economica, quarta ed., México, 1964.


“En poesia  esos vientos renovadores han barrido, entre otras casas, con los versos neblinosos y la rettorica almidonada é...* Buen- ejempio: el reciente libro del cubano Fernández Retamar Con las mismas manos é...* la obra de un poeta que si no llegase a serluego uno de los mas represu mundo cotidiano é...*; sin embargo, construye poéticamente, no solo con logica, como algunas generaciones contemporaneas  en Espana y también entre nosotros. En sus  ultimos poemas hay tonos que entre nosostros han tenido que esperar muchos anos, tonos antipatéticos de ironia y critica”.

Lumis Civrny, “Roberto Fernández  Retamar : Zeslov zpivajicich i bezzpevu” en Svetovà Literatura (Literatura Mundial), Praga, I, 1966.


“ En verdad esta poesia de Roberto Fernàndez Retamar se siente trabajada con la misma emociòn,   con la misma sinceridad, con la emocion”.

Maurico De La Selva: ( Cuadernos Americanos, México, 5, sept.-octobre, 1963)


“Es interesante la posiciòn de Fernández Retamar en el àmbito de la poesia cubana actual, que refleja el cambio de rumbo de la poesia universal, pues la obra de aquél comienza a producirse en los anns mismos en que un prestigioso grupo poético, inmediatamente anterior a Retamar desde el punto de vista generacional (el contrario en torno a la revista Orìgenes y a la labor magisterial de José Lezama Lima), defendìa y practicaba en Cuba la necesidad y los derechos de una poesia trascendentalista a ultranza, de voluntad metafisica y de expresiòn verbal compleja y difìcil. El proprio Retamar no es, en rigor, totalmente ajeno a los designios de ese grupo ( Lezama, Vitier, Diego, etc. ), y en cietro modo asimila de ellos lo bàsico de su intencionalidad, os decir, su vocaciòn de esencialidad”.

José Olivio Jiménez,

Sobre un poema de Roberto Fernández Retamar “, Sobretiro de Duquesne Hispanic Review, ano II, nùm. I (s.d.)


“Desde hace tiempo, Fernàndez Retamar habìa alcanzado la madurez poética (...) Hoy, vista en su conjunto, su obra aparece vinculada a las sucesivas circunstancias que la fueron moldeando. Creo posible afirmar que Retamar es uno de los escritores que mejor han sabido tomar la palabra en nombre de una generaciòn”.

Graziella Pogolotti
“ La poesia de Roberto Fernández Retamar”(en Uniòn, La Habana, enero-abril de 1963; y luego en el libro Examen de conciencia, Ediciones Uniòn, La Habana, 1965).


(Vuelta de la antigua esperanze) “ expresa el inicio de una nuova actitud literaria y vital”.

José Antonio Portuondo
(Hoy Domingo, a. I, La Habana, 1959)

 

 
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